Coronavirus, la docente Lala Hu denuncia su Twitter: «Derisa sul treno, preoccupata per chi non ha anticorpi contro il razzismo»

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L'ennesimo episodio di sinofobia

La testiomonianza di Lala Hu, ricercatrice di Marketing presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e docente di Marketing, Branding & Communication, International Marketing e Social Media Marketing, stava rientrando in treno da Ancona dopo aver tenuto una lezione. Sul treno, evidentemente sull’ondata delle false informazioni diffuse a proposito del coronavirus che vanno a unirsi alla effettiva pericolosità della malattia, incontra due persone che ridacchiano mentre si sta accomodando, evidentemente ignare del fatto che lei comprenda perfettamente la lingua italiana.



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La docente Lala Hu vittima di un episodio di intolleranza a causa del coronavirus

«Sul Frecciarossa dopo aver tenuto una lezione ad Ancona, mi faccio strada nella carrozza per scendere – ha scritto la docente su Twitter -. Alla mia vista, 2 passeggere ridacchiano e fanno commenti. Dico loro che sono ignoranti e dovrebbero vergognarsi. Si meravigliano che io possa capire e ribattere». 



Il discorso intrapreso da Lala Hu, in ogni caso, è più vasto e riguarda tutti i casi di sinofobia che, a quanto pare, sono in aumento da quando ha iniziato a diffondersi anche in Europa la notizia del coronavirus. Le vittime dell’epidemia, nel frattempo, hanno superato le 100 unità e il contagio in Cina sta diventando un problema molto serio, che ha costretto le istituzioni a sospendere anche il semestre accademico e le lezioni scolastiche. Intanto, in Europa – dopo i tre casi in Francia – si registra un contagio anche in Germania.

Lala Hu e il discorso sulla sinofobia in Italia dopo la diffusione di notizie sul coronavirus

Ma non c’è nulla che possa giustificare un atteggiamento del genere nei confronti delle persone di origini cinesi: «Non sono preoccupata per me o altri che hanno sviluppato anticorpi a razzismo – ha scritto Lala Hu –, ma per chi non ha strumenti per difendersi. In Altopolesine 2 fratellini non possono andare a scuola nonostante siano risultati sani perché i genitori compagni ‘non vogliono bambini cinesi’, il giocatore 13enne di calcio a cui viene augurato di prendere il virus, la studentessa sul treno che riceve sputi e così via. Il dramma del coronavirus preoccupa le persone di origine cinese come italiani e tutti, ma ciò non giustifica intolleranza e violenza di ogni sorta». 

Nei giorni scorsi è stato denunciato un episodio di intolleranza simile anche da una coppia di turisti cinesi a Venezia. Insomma, cronache di un’Italia che continua ad avere un problema con il razzismo. E che non riesce a comprendere che il proprio timore per la diffusione di una malattia violenta e potenzialmente letale non ha nulla a che vedere con il colore della pelle.