La Nuova Zelanda sembra un’altra galassia e ha molto da insegnarci

La forma, prima ancora che la sostanza. L’abito prima del monaco. La Nuova Zelanda è un Paese per noi esotico. Situato dall’altra parte del mondo non balza spesso all’onore delle cronache nostrane e, per dirla tutta, nemmeno europee. Ma quando succede stravolge completamente le nostre liturgie. È bizzarro nel paese dell'”uomo forte” del momento, del “celodurismo” e dei muscoli esibiti -quasi esclusivamente a danno di chi i muscoli non li ha – immaginare una giovane donna come Premier.

La più giovane leader del mondo e la forma che diventa sostanza

Quando Jacinda Ardern è salita al potere aveva appena 37 anni: era la più giovane capo di governo al mondo. Dieci giorni dopo essere stata eletta ha rivelato candidamente di essere incinta e a chi gli chiedeva come sarebbe riuscita a conciliare la dolce attesa e il suo ruolo di Primo ministro rispondeva semplicemente: «Non sono malata, sono solo incinta. Come chiunque altra che ha avuto una gravidanza prima di me, andrò avanti e basta». Forma come dicevamo, ma una forma che diventa sostanza per tante altre donne. Un segnale che non sappiamo dove collocare bene in questa parte della galassia-mondo, dove il tema della fertilità femminile entra anche nei colloqui di lavoro o dove ci si accapiglia ancora per”Convegni sulla famiglia” volti a ribaltare l’identità che le donne si sono costruite faticosamente nel corso delle modernità.

Ma non solo: mentre noi facevamo la guerra alle ONG, tessevamo accordi con le tribù-libiche al limite dei diritti umani e relegavamo il riscaldamento climatico alla categoria:”dibattiti oziosi da salotti buoni”, nel governo neo-zelandese si proponevano, per la prima volta nella storia, dei visti per i cosiddetti “migranti climatici”, una categoria di migranti del quale saremo chiamati presto a occuparci tutti.

Un esempio di sobrietà

Quando la Nuova Zelanda si è svegliata nell’incubo terrorista, appena una settimana fa, il Paese non era sicuramente preparato. Il suo isolamento ha fatto sì che anche la Storia si arrestasse sulle sue coste e che il terrorismo, che noi conosciamo drammaticamente bene, non entrasse nel lessico di quella comunità. Quello che però è stato possibile osservare, da tutti questi chilometri di distanza sono stati cittadini capaci di rimboccarsi le maniche e riscoprirsi comunità con una leader che non si è fatta nessun problema ad indossare il velo islamico, l’indomani della tragedia, come segno di vicinanza alle vittime. Un segno forte, più forte di molte parole. Un gesto volto a disseccare alla base la logica terrorista del “Noi”contro “Loro”, logica che affascina anche la destra sovranista nostrana. Ma la Ardern ha fatto anche di più promuovendo, a pochi giorni dell’attentato, una nuova stretta sulle armi con una nuova legge da discutere a stretto giro.

Non stupisce allora la preghiera di oggi, a poco più di una settimana dall’attentato, in un parco di Christchurch, dove un Imam sopravvissuto  ha dichiarato la Nuova Zelanda come “indistruttibile” e invitato i leader del mondo a eliminare le parole d’odio, perché i massacri non avvengono da un giorno all’altro: «Lo scorso venerdì in questa moschea ho visto l’odio e la rabbia negli occhi di un terrorista. Oggi nello stesso posti mi guardo attorno e vedo la compassione e l’amore dei miei connazionali e dei cittadini di tutto il mondo”»ha spiegato davanti a una folla commossa. Una folla pieno di donne neozelandesi che indossavano, come segno di rispetto, il velo islamico, anche senza essere musulmane.

E tra loro c’era anche la giovane leader che ha ricordato, come anche secondo il Corano la sofferenza di una parte è quella di tutti: «Secondo il profeta Maometto…i credenti nella loro comune compassione ed empatia sono come un corpo solo»ha dichiarato la Ardern alla folla: « Quando una parte del corpo soffre, a soffrire è il corpo intero. Tutta la Nuova Zelanda piange con voi, siamo una cosa sola». Parole di empatia lontane miglia dalla “pacchia” e dalle “crociere” nostrane. Chissà se nei social del nostro Ministro o nei giornali sovranisti la Ardern verrebbe classificata come “risorsa boldriniana”. A noi piace pensarla come una donna e una leader che ha saputo mettere l’empatia, il coraggio e i valori di una comunità laica sopra la bile e lo scontro perenne. Qualche anno fa l’avremmo chiamata politica.

 

 

 

 

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