«La Ligue de LOL»: il gruppo online di giornalisti francesi che molestava le colleghe
12/02/2019 di Gaia Mellone
Il giornalismo francese è scosso da uno scandalo di molestie e cyberbullismo. È stata scoperta l’esistenza del gruppo «La Ligue de LOL», dove giornalisti maschi prendevano di mira le colleghe con fotomontaggi, insulti, scherzi telefonici e che coordinava delle vere e proprie azioni di molestie virtuali contro le vittime. Molti di questi giornalisti si sono pubblicamente scusati e sono stati licenziati, ma lo scandalo sembra essere solo all’inizio.
«La Ligue de LOL», come è stato scoperto il gruppo autore di cyberbullismo
Tutto è nato da un tweet di troppo. Il giornalista della Slate France, Thomas Messias, ha scritto sul proprio profilo Twitter a proposito di una «giornalista modella» criticata per ergersi ad «esempio dopo essere stata in un branco di stalker femministe». Il tweet è stato ripreso poi da un altro giornalista, Alexandre Hervaud, firma di Libération e, si è scoperto poi, membro della LOL League, che ha definito il tweet del collega sarcasticamente un «coraggioso sottotitolo». Al tweet di Harvaud ha risposto l’utente Iris Kv, giornalista radiofonica, chiedendogli delle pubbliche scuse per averla molestata. Da quel tweet, è partita l’inchiesta.
Libération ha quindi pubblicato un lungo articolo dal titolo «La Lega LOL esiste davvero e ha molestato le femministe sui social network?» in cui cercava di indagare sull’effettiva esistenza del gruppo e sulla sua portata. Il pezzo però è stata fortemente criticato dagli altri media francesi, e considerato una sorta di sostegno al gruppo con l’intento di minimizzarne le azioni. Pare però che la leggenda sull’esistenza di questo gruppo girasse da parecchio tra i giornalisti francesi, e che molte donne se ne fossero lamentate.
Le testimonianze delle vittima della «Ligue de LOL»
Il gruppo venne fondato nel 2009 da Vincent Glad, anche lui giornalista di Libération. Lui stesso si è pubblicamente scusato, definendo il gruppo «un mostro che non sono più riuscito a controllare». All’interno della chat venivano infatti prese di mira colleghe del mondo del giornalismo e della pubblicità con insulti sessisti e fotomontaggi volgari. Le molestie però non rimanevano entro i limiti della conversazione virtuale, ma si tramutavano in azioni concrete. In particolare è emersa la storia di un finto colloquio telefonico fatto alla giornalista Florence Porcel. Il membro della LOL League le telefonò sostenendo di essere il caporedattore di un “prominente” programma di notizie in Francia che voleva intervistarla per una posizione falsa. L’audio del colloquio è stato poi pubblicato su Soundcloud. L’autore era David Doucet, redattore di Los Inrocks, una popolare rivista culturale francese, che in una dichiarazione pubblica di scuse ha scritto di aver lasciato il gruppo 6 anni fa, e di non essersi reso conto al tempo del danno che stava facendo.
https://twitter.com/FlorencePorcel/status/1094224930252697600?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed&ref_url=https%3A%2F%2Fwww.buzzfeednews.com%2Farticle%2Fryanhatesthis%2Flol-league-france-harassment-women-lgbt-journalists
Quelle di Porcel e Di Iris non sono le uniche testimonianze. Dopo l’articolo di Libération #ligueduLOL era diventato trend topic in tutto il Paese. Sono emerse centinaia di testimonianze di vittime che affermano di essere state prese di mira dal gruppo. La collaboratrice di Slate France Lucile Bellan li ha accusati di averla molestata sistematicamente per anni, finendo con il minare la fiducia in se stessa e nelle sue qualità di giornalista. I membri del gruppo sono stati accusati anche dal manager di marketing Benjamin LeReilly che in un articolo li ha accusati di aver compiuto molestie omofobiche e sessiste per anni.
Finora, da quando le accuse sono state rese pubbliche online tre giornalisti sono stati sospesi, uno si è dimesso e uno è stato licenziato. Le persone coinvolte lavorano in quattro delle più grandi agenzie di stampa francesi e per giornali come Huffington Post, Vice France e Libération.
(Credits immagine di copertina: Pixabay License)