La cronistoria delle app di dating

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Dagli albori della rete, passando ai siti web fino ad arrivare alle applicazioni mobile

Un tempo c’erano gli annunci sui giornali, che non sono passati di moda ma che non hanno più lo stesso appeal e successo. Ora, invece, con l’evoluzione del mondo digitale le app di dating hanno assunto un ruolo fondamentale (acuito dalla “distanza fisica” che si è palesata come diretta conseguenza delle restrizioni a causa della pandemia) nelle dinamiche interpersonali. E la loro storia è molto interessante, perché va di pari passo con quel continuum temporale non tangibile che trova la sua estrinsecazione all’interno della rete e del mondo perennemente connesso.



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Prima delle app dating, c’erano i siti online. Ma, prima ancora, i sistemi offline. E il primo esperimento risale addirittura a quando non erano ancora percepibili i primi vagiti dell’Internet delle cose. Era il 1965 quando 2 studenti di Harvard realizzarono Operation Match: attraverso un computer IBM, si invitava l’utente (che acquistava il “prodotto” al costo di 3 dollari) a compilare un questionario che poi, attraverso un incrocio di risposte, forniva a lui un elenco con una serie di potenziali affinità. Ovviamente era un sistema chiuso ben differente da quelli che conosciamo ora.



App dating, la cronistoria e l’evoluzione online

Poi arrivò internet. E il primo spazio digitale equiparabile alle attuali app dating (o siti di incontri) aveva un nome che già mostrava il suo fine: Match.com. Gli utenti potevano iscriversi al portale, lasciare una propria descrizione (la moderna “Bio” e una fotografia) per poi lasciare spazio a eventuali chat con persone interessate. Era il 1995 e si trattava solamente del primo esperimento che, poi, venne soppiantato dall’arrivo dei social network: MySpace, Msn e similari avevano aperto le porte alle chat online che – spesso e volentieri – venivano utilizzate dai giovani per conoscersi e (in alcuni casi) per cercare e trovare l’amore in formato digitale prima che fisico. Poi Facebook e i suoi fratelli, prima delle app di dating. E mentre in Italia uno dei primi portali di incontri (MorenaSex) trovava il suo successo online, nel mondo delle applicazioni mobile si faceva largo Badoo: era il 2006 quando nacque quel social network prima disponibile solo nella sua versione desktop e poi diventato una app dating.

Da Grindr a Tinder, passando per Bumble

Tre anni dopo, era il 2009, arrivò la prima versione di una piattaforma social (che poi si è evoluta in un’app di incontri) inizialmente orientata al pubblico gay maschile e bisessuale: Grindr. Poi, nel 2012, nacque Tinder, il progetto di start-up incluso all’interno di Hatch Labs, che ha ottenuto il maggior numero di iscritti a livello globale (anche in Italia). Nello stesso anno, ma con un successo differente, ci fu spazio anche per l’olandese “The Inner Circle“. Da lì nacquero molte altre iniziative digitali simili: nel 2014 Whitney Wolfe  ex co-fondatrice di Tinder, venne lanciato Bumble. Nello stesso anno apparve online la prima versione di Happn. Poi, nel 2015, fu la volta di Once.