La condanna a morte che dona la vita
22/04/2011 di Tommaso Caldarelli
Subirà la pena capitale, ma vuole donare gli organi.
Atto di amore estremo da chi subirà l’estrema giustizia. Succede in America, ed è strano che si debba leggere che una persona debba “lottare” – finendo per portare il caso davanti al giudice – per il suo diritto di donare gli organi. Il soggetto in questione è un condannato a morte per omicidio plurimo: ha ucciso sua moglie e i suoi tre bambini e, come è noto, in America la pena capitale è permessa dall’ordinamento. Secondo il giudice, lui l’ha meritata.
COLPEVOLE – Inizialmente si era affermato innocente, ma successivamente in una lettera pubblica ha ammesso le sue colpe.
Non mi aspetto di lasciare questa prigione da vivo. Non cerco nient’altro che il diritto di determinare ciò che succederà al mio corpo dopo che lo Stato abbia portato a termine la sua sentenza.
Sarà dunque ucciso, ma prima, nel mare della responsabilità che si porta sulle spalle, un piccolo gesto al mondo lo vuole lasciare: qualche pezzo di sé, qualche organo, che ha intenzione di donare agli ospedali americani perchè riescano a salvare qualche vita. Curiosamente, non è così semplice far sì che il giudice dia il suo ok ad una richiesta in teoria così semplice: eppure, l’offerta sarebbe davvero utile alla comunità. Organi così giovani sono ricercatissimi dai medici di ogni tipo.
Se donassi tutti i miei organi oggi, potrei liberare circa l’1% della lista d’attesa per gli organi del mio Stato. Ho 37 anni e sono in salute; gettare i miei organi via dopo l’esecuzione è uno spreco, e basta.
E allora, quale è il problema?
NON SI PUO’- Il problema è la legge dello stato dell’Oregon che impone al boia di utilizzare un metodo esecutorio che distrugge ogni vitalità nelle parti interne della persona che subisce la condanna. Il punto, dunque, è cambiare il modo con cui Christian Longo morirà.
Anche se non c’è alcuna legge contro la donazione degli organi da parte dei prigionieri, il problema che si presenta, secondo Fox 12 Oregon, è che le esecuzioni nello Stato sono portate a termine usando una iniezione da tre farmaci contemporanei che distrugge gli organi. Longo vuole che l’Oregon utilizzi una soluzione monofarmaco così che i suoi organi possano essere salvati e usati per qualcun altro. Per vincere la sua battaglia, Longo ha messo in piedi un sito internet che intende raccogliere adesioni presso il pubblico. Ha anche offerto di ritirare l’appello sulla sua sentenza se gli fosse permesso di diventare un donatore di organi.
Le autorità dello stato dicono di non voler “negoziare con un condannato a morte”, perchè costituirebbe un importante precedente. Come andrà a finire, è tutto da vedere.