L’ omosessualità in Vaticano e quelle veline dei cardinali
31/08/2009 di Pino Nicotri
Problema: perché il Vittorio Feltri che a suo tempo difese a spada tratta l’indifendibile don Gelmini subissato di denunce per molestie sessuali dai ragazzi della sua comunità ora attacca violentemente Dino Boffo per una assoluta banalità come l’asserita storia gay con un altro adulto?
Soluzione: Feltri attacca sì Boffo, ma si tratta di un attacco a nuora perché suocera intenda. In questo caso le suocere sono due. La prima è il bel don George Gaenswein, astro chiacchierato dei bei salotti romani e da molto tempo assistente personale di papa Ratzinger, con il quale convive nell’appartamento del Palazzo Apostolico. La seconda suocera è il pastore tedesco in persona. Ovviamente anche Feltri sa, tra l’altro, che in alcuni licei di Milano almeno un oratore in abito talare nell’anno scolastico 2008-2009 si è lamentato perché “il Santo Padre non ha il coraggio di vivere alla luce del sole la sua omosessualità”, lasciando piuttosto sorpresi studenti e professori. Sorpresi non per il contenuto delle parole dette, ma per il fatto che un religioso avesse avuto il coraggio di dirle in pubblico.
Premesso che l’omosessualità è, al pari dell’eterosessualità o la non sessualità o qualunque altro tipo di sessualità, un fatto privato che NON può certo essere agitato come accusa, se don Vittorio Feltri doveva usare contro qualcuno la sua penna come una scimitarra in difesa della moralità questo qualcuno era semmai don Gelmini, abusatore di ragazzi in cura nella sua comunità, e non certo Dino Boffo. Boffo non è massacrabile sulla pubblica piazza neppure se fosse vero che ha rotto le scatole varie volte per telefono alla moglie di un suo ipotetico amante.
Dov’è la bassezza morale di un adulto che ha una relazione omosessuale con un altro adulto? E dov’è la bassezza morale di un adulto che rompe le scatole o “minaccia” per telefono la moglie di un tale eventuale amante? Si tratta di bassezze che evidentemente esistono nella fantasia di Feltri. Che se ne serve per mandare un messaggio ben preciso: “Cari vescovi italiani, piantatela di rompere le palle a Silvio Berlusconi per i suoi peccatucci sessuali visto che voi avete un papa diciamo quanto meno chiacchierabile…”.
Chiacchierabile e non in buona salute. In Vaticano c’è chi dice che il polso che il papa s’è rotto un paio di mesi fa “per una caduta”, mentre era in vacanza, si è rotto sì per una caduta, ma provocata non da un inciampo o da una scivolata, bensì da un mancamento per un malore. O meglio: per un nuovo mancamento per lo stesso malore che s’è verificato per esempio ai tempi dell’elezione a successore di Pietro.
Stando così le cose, c’è da aspettarsi un settembre e un dopo settembre di fuoco, e non solo per la crisi economica che a quanto pare può far trovare senza più lavoro fino a 700 mila italiani alla riapertura delle aziende. I fatti che si stanno delineando sulla scacchiera dicono che Berlusconi è pressoché impossibile possa coronare il suo sogno di trasferirsi al Quirinale e pare dicano che pertanto lo ha preso una sorta di “Muoia Sansone con tutti i filistei”. Dove però i filistei può andare a finire che non siano solo i suoi nani e ballerine, ministre comprese, ma una larga fetta di italiani e la tenuta della nostra democrazia e/o laicità della Repubblica.
E’ noto che Ratzinger è stato eletto anche e soprattutto perché papa di transizione data la sua età piuttosto ricca di primavere alle spalle e data anche la sua non fermissima salute. Evidentemente o la transizione sta durando troppo per i gusti di qualcuno o la presenza di don George, per giunta convivente del papa nello stesso appartamento, è diventata ingombrante e fonte di imbarazzo. E’ già successo con suor Pascalina Lehnert, detta anche suor Pasqualina, che Pio XII conobbe quando era nunzio apostolico in Germania e che da allora si tenne ben stretta portandosela appresso anche nelle nuove destinazioni, compreso il Vaticano quando divenne papa. Era suor Pascalina che ogni giorno iniziava a prendersi cura di Pio XII non appena al’alba sentiva il rumore dei pesi che il pontefice usava per la ginnastica mattutina utile a rinforzare i suoi non robusti muscoli. E la prima cosa che i cardinali della curia vaticana fecero non appena fu chiaro che Pio XII stava morendo fu – prima ancora che il pontefice esalasse l’ultimo respiro – cacciar via la sua suora e chiuderla a doppia mandata in un convento. Gettando via la chiave.
Insomma, si direbbe che in Vaticano stiano iniziando i giochi per la successione a Ratzinger, successione che vede favorito Tarcisio Bertone, il segretario di Stato che avrebbe dovuto esibire a L’Aquila lo scalpo di Berlusconi alla cena della Perdonanza se la foga di Feltri non avesse mandato tutto in vacca, termine quanto mai adatto visto il mercato delle vacche che l’ha trasformata in Mignottanza. Ecco perché una “manina”, anzi una “manona” cardinalizia ha passato a Feltri l’”informativa” e il documento giudiziario di Terni che sparla della nuora Boffo perché suocera Ratzi-George intenda.
Se alle manovre vaticane per un eventuale dopo Ratzinger aggiungiamo quelle del mondo politico italiano per sfrattare Berlusconi da palazzo Chigi o almeno sbarrargli la strada per il Quirinale, allora possiamo intuire che la nave Italia nei prossimi mesi navigherà in mari molto più agitati del normale. Più agitati e più profondi. Perciò più pericolosi.
Non so se risponda al vero che Feltri sia stato re-ingaggiato come direttore de Il Giornale per la modica cifra di 3 milioni di euro l’anno, più un robusto premio di ingaggio del quale mi sono perso l’appunto sul quale avevo annotato la cifra. Per Berlusconi sono soldi ben spesi. Per il giornalismo italiano non so.