Quelli che fanno il tampone al kiwi si misurano il colesterolo con la stecca dell’olio?

Non si tratta di una bufala, ma di un esperimento privo di qualsiasi logica scientifica

30/12/2020 di Enzo Boldi

Potremmo misurarci la temperatura corporea con un termometro da alimenti, misurarci il colesterolo con la stecca dell’olio. Ci sono strumenti che nascono con uno scopo e sono funzionali solamente se utilizzati in determinati ambiti. Eppure c’è chi sta condividendo sui social il ‘video-esperimento’ (le virgolette sono d’obbligo) che mostra il tampone antigenico effettuato su un frutto: e da lì è nata la storia del kiwi positivo al Covid. Ma non c’è nulla di scientifico dietro tutto ciò, se non il tentativo di delegittimare l’efficacia dei test per individuare l’eventuale contagio da Sars-CoV-2.

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Non citeremo gli autori di quel video divenuto virale sui social nelle ultime settimane. Sarebbe solamente pubblicità gratuita nei loro confronti. E allora partiamo dai fatti: per condurre questo ‘esperimento’ è stato tagliato a metà un kiwi e ci è stato strofinato un tampone. Poi la prova del nove: quanto prelevato viene inserito nel liquido reagente, dando un risultato positivo. Questo, secondo le persone che hanno condiviso questo video, dimostrerebbe la non efficacia dei tamponi. Ma occorre fare alcune precisazioni. La prima è di natura tecnica: viene utilizzato un test antigenico (quello rapido, per farci capire) che, per definizione, valuta solamente la presenza di antigeni. E questi tamponi non vengono inseriti nel conteggio quotidiano del bollettino diffuso dal Ministero della Salute. Lì, infatti, ci sono solamente quelli molecolari (quelli non rapidi).

Kiwi positivo al Covid, ma state tutti bene?

Altro aspetto, non secondario, è l’inutilità di quello che viene definito un esperimento: mostrare il kiwi positivo al Covid è indice di inaffidabilità dei test rapidi? Assolutamente no: il tampone (sia il molecolare, sia l’antigenico) nasce per essere utilizzato solamente sugli esseri umani (quindi con alcune caratteristiche ben definite, a meno che noi non pensiamo che il nostro corpo sia costituito delle stesse sostanze di cui sono fatte le zucchine, per esempio). Insomma, testarlo su un frutto – seppur nobile – come il kiwi non ha alcuna valenza scientifica. A meno che il risultato da raggiungere sia quello della facile indignazione popolare sui social.

Perché non testare le mattonelle?

Concludiamo questo articolo prendendo in prestito l’analisi fatta da Bufale.net: «Qual è il senso di un tampone rapido, dal quale risulta un kiwi positivo al Covid, quando il test in questione è stato concepito dall’uomo per contesti di utilizzo completamente differenti?». La risposta è, ovviamente, la ricerca della facile indignazione.

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