La bufala dei neonazisti USA al comizio di Salvini: ecco cos’è davvero il Kekistan | VIDEO

Secondo diversi quotidiani nazionali (come Repubblica e il Corriere della Sera) e secondo alcuni politici (come Emanuele Fiano) la campagna elettorale di Matteo Salvini e il suo grande evento davanti al Duomo di Milano sarebbero stati inficiati da un gruppo di neonazisti americani, che hanno sventolato – in bella mostra – un simbolo con quattro K che richiamava una svastica. In realtà, però, quella additata come bandiera neonazista, in realtà, è un simbolo satirico noto a livello internazionale: il simbolo del Kekistan.

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KEKISTAN, IL FENOMENO SATIRICO NATO IN RETE

Il Kekistan non è altro che la fittizia repubblica di Kek, nata nel 2015 in rete. Si tratta di un gruppo – che fa riferimento al portale 4chan – che vuole prendere in giro sia i liberal, sia i conservatori. Il fenomeno, nato negli Stati Uniti, si è diffuso a macchia d’olio durante la campagna elettorale di Donald Trump. Il Kekistan è una sorta di Stato dei miim (quelli che in italiano definiamo erroneamente «meme»), basato su frasi a effetto, battute e immagini modificate. Lo ha spiegato bene in questo video su Facebook Luca Donadel:

Insomma, di ideologia di estrema destra c’è ben poco. Se non l’elemento della presa in giro per il terrore che questa sta suscitando in questo periodo nell’opinione pubblica. La bandiera del Kekistan è stata sventolata in piazza Duomo dagli admin della pagina Facebook Dio Imperatore Salvini che ricalca da vicino la pagina statunitense God Emperor Trump. Il motto del gruppo italiano è «Fare l’Italia Grande Ancora» (acronimo F.I.G.A), che è traduzione letterale di Make America Great Again, il claim che ha accompagnato Trump in tutta la sua campagna elettorale.

KEKISTAN, LA BUFALA RIPRESA DA POLITICI E GIORNALI

La notizia della presunta bandiera neonazista in piazza per Salvini è stata lanciata da Radio Popolare ed è stata ripresa anche da Repubblica e dal Corriere della Sera. Mentre su Facebook, l’esponente del Partito Democratico Emanuele Fiano (che ha proposto la legge contro i simboli fascisti) aveva scritto in proposito un post sulla sua pagina Facebook, poi cancellato. Insomma, in questo clima di profonda confusione e del proliferare delle sigle della nuova destra estrema, assecondare le trollate e le prese in giro dei movimenti satirici non fa altro che fare il gioco della retorica neo-fascista.

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