Da dove nasce il ricorso contro l’assegnazione “automatica” del Festival alla Rai

Due anni fa, in vista dell'assegnazione delle edizioni 2024 e 2025, l'etichetta discografica Just Entertainment aveva presentato una manifestazione d'interesse per l'organizzazione della kermesse. Da lì è partito tutto

06/12/2024 di Enzo Boldi

Tutto è partito da un’etichetta discografica, la cui azione di ricorso nei confronti della decisione del Comune di Sanremo (attraverso una delibera) ha scoperchiato il vaso di Pandora sul futuro del Festival della Canzone italiana. Infatti, i giudici del Tribunale Amministrativo della Liguria, accogliendo parte delle contestazioni mosse dalla Just Entertainment di Sergio Cerruti, ha sottolineato degli aspetti già noti che negli ultimi anni sono stati “forzati” da decisioni politiche da parte della Giunta comunale sanremese.

LEGGI ANCHE > Canta che ti passa: la Rai rischia davvero di perdere Sanremo?

Il Festival di Sanremo non è della Rai. La televisione pubblica è proprietaria esclusivamente del format, ma non del marchio. Questo è l’assunto finale che si evince scorrendo lungo le 58 pagine del pronunciamento del TAR della Liguria che, di conseguenza, ha disposto che dall’edizione 2026 il Comune sanremese debba procedere all’assegnazione della concessione di utilizzo del suddetto marchio attraverso un bando pubblico. Una sentenza storica che, in realtà, conferma un qualcosa di già noto, sottolineando la non legittimità dell’assegnazione attraverso delibere della Giunta Comunale.

Just Entertainment e il ruolo nel ricorso su Sanremo e Rai

Dopo la pubblicazione del pronunciamento del TAR della Liguria, il Managing Director di Just Entertainment – Sergio Cerruti – ha commentato così la sentenza:

«Questa vittoria non è solo mia, è di tutti coloro che credono che la verità sia più forte di qualsiasi potere. Quando abbiamo deciso di intraprendere questa battaglia legale, ci dicevano che era impossibile vincere contro un colosso come la Tv di Stato. Nei corridoi delle aule giudiziali qualcuno sussurrava con aria di superiorità: ‘Noi nei tribunali non perdiamo mai’. Beh, oggi possiamo dire che Davide ha abbattuto Golia, e che in questo Paese ogni tanto le cose vanno nel verso giusto e che c’è speranza anche per i più piccoli». 

L’effetto prodotto da questa sentenza è quello descritto da Cerruti. Di fatto, però, non viene contestato una sorta di monopolio della RAI, ma la procedura applicata dal Comune di Sanremo per la cessione del marchio del Festival alla televisione pubblica, attraverso una delibera (valida per le edizioni 2024 e 2025) che rinnovava la convenzione già attiva negli anni precedenti. D’ora in avanti – qualora non venisse respinto il ricorso dell’azienda pubblica al Consiglio di Stato – la procedura per la concessione dell’utilizzo del marchio “Festival di Sanremo” al fine di organizzare la kermesse musicale, dovrà passare attraverso un bando di gara.

Da dove nasce il ricorso

La vicenda ha origine lontana nel tempo. Nel corso del 2023, Just Entertainment di Sergio Cerruti aveva presentato al Comune di Sanremo una manifestazione di interesse per «acquisire la titolarità dei diritti di sfruttamento economico e commerciale del Festival di Sanremo e del relativo Marchio al fine di curare l’organizzazione e lo svolgimento del Festival». Di fatto, un tentativo – legittimo, soprattutto alla luce della sentenza del TAR della Liguria – di entrare in competizione con la Rai per l’acquisizione dei diritti di organizzazione (e, conseguentemente, anche di trasmissione) del Festival di Sanremo per le edizioni 2024 e 2025.

Una mossa che era stata ufficializzata, pur senza citarne il nome, anche dall’allora sindaco della città di Sanremo Alberto Biancheri. Questa istanza era stata presentata molto prima della scadenza (il 31 dicembre del 2023) della convenzione tra la RAI e il Comune. Poi, però, due delibere (la 314 del 21 novembre del 2023 e la 345 del 4 dicembre dello stesso anno), hanno dato vita a questa continuazione di quell’accordo tra l’emittente pubblica e l’amministrazione locale. Da qui è partito il ricorso al TAR da parte di Just Entertainment.

Proposta evanescente?

Dunque, il vaso di Pandora è stato scoperchiato. Ma il Tribunale Amministrativo ha voluto sottolineare un aspetto molto importante relativamente alla manifestazione di interesse avanzata dall’etichetta discografica:

«Nel caso di specie, a determinare in tal senso l’esito del presente giudizio è il più generale principio di proporzionalità che, nel guidare il Tribunale nel governo in concreto degli effetti della presente sentenza, impone di far prevalere l’interesse dell’Amministrazione e delle controinteressate al mantenimento delle Convenzioni sull’evanescente interesse della ricorrente al travolgimento delle stesse. Ciò in quanto la ricorrente non ha fornito alcuna indicazione in ordine alla prospettata aggregazione con altri soggetti che sola consentirebbe alla stessa (eventualmente) di aggiudicarsi la gara per la concessione del Marchio e di organizzare il Festival». 

La ricorrente, ovvero l’etichetta discografica, avrebbe presentato un interesse di tipo evanescente, non dando seguito all’aggregazione con altri soggetti che avrebbero contribuito all’organizzazione del Festival. In parole povere: anche in presenza di un bando di gara, la Just Entertainment non avrebbe mai potuto vincere a quelle condizioni. Sta di fatto che tutto ciò è servito a dimostrare come ci siano state delle lacune evidenti nella gestione del marchio da parte del Comune. E, dunque, d’ora in avanti – in attesa del giudizio del Consiglio di Stato – anche altri soggetti potranno concorrere al bando relativo alla cessione del marchio “Festival di Sanremo” e organizzare la kermesse dal teatro Ariston.

Share this article