«Lavorare 11-13 ore al giorno, 7 giorni su 7 significa necessariamente rinunciare a qualcosa»

Scrivere su un blog è un lavoro nuovo e totalizzante? Intervista a Fabiano Minacci e Anthony Festa di Biccy.it

18/03/2023 di Hilde Merini

Fabiano Minacci e Anthony Festa sono gli autori e creatori del sito Biccy.it che ormai da quasi 15 anni si è guadagnato un posto nel web come realtà autorevole per quanto riguarda la copertura di notizie relative all’universo entertainment, dalla tv ai social. Un lavoro faticoso quello di Fabiano e Anthony, che è stato ripagato negli anni dalla autorevolezza che il sito Biccy ha nel settore. Un punto di riferimento per le notizie sul mondo dello spettacolo, del gossip e dell’universo LGBTQ+.  Inizia così la nostra intervista, da un tema che negli ultimi anni si è fatto strada nel discorso pubblico. Il lavoro del blogger o del creatore di contenuti online è un vero lavoro?  

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L’intervista a Biccy: cosa significa gestire un sito di notizie sul mondo dello spettacolo

Minacci e Festa ci raccontano che, nella loro esperienza personale, si pongono aperti al dialogo lì dove riscontrano curiosità di quella che è una “nuova” (ma nemmeno troppo) tipologia di lavoro. Un lavoro spesso piuttosto faticoso, con orari variabili e molto pesanti. «Essendo solo in due a lavorare a Biccy cerchiamo di suddividere in maniera equa il carico di lavoro» raccontano. «Tendenzialmente però iniziamo a lavorare all’ora di pranzo fino a cena, poi facciamo una pausa di 2 o 3 ore e nella notte e fino all’alba ci dedichiamo anche alla ricerca di notizie che arrivano dagli USA e ad alcune news italiane passate inosservate nella giornata appena passata». I ragazzi di Biccy.it per mantenere questi ritmi di 11-13 ore di attività al giorno, 7 su 7, sono necessariamente obbligati a rinunciare a qualcosa. Una quotidianità fatta per adesso di computer portatile sempre sotto il braccio, con poco tempo da dedicare ai propri hobby e alla propria vita sociale.  

In principio era il blog, si sa, ma Biccy oggi presenzia diversi social network, aggiornando costantemente la propria community con notizie e commentandole in real-time. Diversi canali impongono anche linguaggi e stili diversi. Biccy.it ha un bacino di lettori ormai fedeli da più di un decennio, perciò gli autori fanno il possibile nel dare il maggior numero di informazioni sul sito in maniera puntuale. Sui social il discorso è diametralmente opposto: la comunicazione è immediata, e per ovvie ragioni sintetica. Una distinzione nel modo di comunicare che Minacci e Festa usano con consapevolezza. «Sul blog tendiamo a chiudere gli articoli con dei commenti personali per i lettori che ci seguono da anni e che hanno piacere nel sapere quello che pensiamo. Su Facebook e Instagram preferiamo la condivisione di meme divertenti o brevi post in cui commentiamo in maniera ironica fatti e news della giornata». 

Twitter risulta invece “un capitolo a parte”, dove possono dare sfogo alla loro parte più irriverente e “bitchy”, ma dove lo shitstorm è sempre dietro l’angolo. «Ci vuole un attimo a pubblicare un tweet con un’opinione personale non offensiva e ritrovarsi invasi da minacce di morte e offese di ogni tipo». Un posto dove bisogna “avere le spalle larghe”, dicono, per poter sopportare i rischi di una certa libertà di espressione. Ma aggiungono che, nonostante tutto, vale la pena presidiare perché resta lo strumento migliore per rimanere sempre aggiornati su un determinato argomento tramite l’uso degli hashtag e il live commentary.   

Il tema del politically correct

Rimanendo sul tema del linguaggio, si può notare come in questi anni è diventato molto importante rispettare il politically correct, e prestare attenzione all’uso di una lingua inclusiva e non discriminante sui social. Tematiche importanti ma che possono diventare limitanti nella comunicazione, soprattutto per chi si esprime online da più di dieci anni. Ma questo non è necessariamente un male per Biccy.it, anzi «rispetto a dieci anni fa adesso capita di pensare una volta in più se una frase sia ironica o solo cringe e potenzialmente offensiva o se un’opinione aggiunga qualcosa al nostro articolo o possa in qualche modo irritare qualcuno. Riteniamo anche che questo possa essere costruttivo».   

Infine, per tematiche trattate Biccy è un progetto digital ma profondamente legato ai media tradizionali, in quello che potrebbe essere considerato un rapporto di “interdipendenza” tra i due. Fabiano e Anthony su questo hanno fatto in questi anni una riflessione e sono arrivati alla conclusione che i media tradizionali hanno capito, anche se con un certo ritardo, l’importanza e l’utilità dei social e infatti fanno notare come adesso sia raro che un programma tv, un quotidiano o una trasmissione radio non utilizzino le piattaforme social in qualche modo.  

«La nostra sensazione è che questo ‘rapporto di coppia’ sia un po’ sbilanciato. Da parte dei media tradizionali secondo noi è più un ‘matrimonio di convenienza’ e quando strizzano l’occhio al mondo social è sempre con scopi ben precisi», chiosano.  

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