Interpol, 50 fighters Isis sbarcati in Italia. E no, i migranti non c’entrano nulla

31/01/2018 di Redazione

L’Interpol ha fatto circolare una lista coi nomi di 50 sospetti fighters dell’Isis, tutti di nazionalità tunisina, che sarebbero arrivati di recente in Italia a bordo di barche. Lo riporta in esclusiva il Guardian online, secondo cui l’elenco coi nominativi è stato inviato il 29 novembre al ministero dell’Interno, che lo ha successivamente girato alle agenzie anti-terrorismo in Europa.

Secondo quanto riferisce il Guardian quattro dei sospetti combattenti dell’Isis sulla lista dell’Interpol sono già noti alle agenzie di intelligence europee. Uno di loro “potrebbe aver già attraversato il confine italo-francese, per raggiungere Gard, un dipartimento nel sud della Francia, in Occitania“.

INTERPOL ISIS: ARRIVO SU BARCHE NON IDENTIFICATE

Ma su quali barconi sono saliti i fighters? Non si tratta delle imbarcazioni che soccorrono i migranti in mare e che, all’arrivo in Italia, vengono supportate dalla Guardia Costiera. “Secondo le informazioni ottenute nel campo della cooperazione internazionale, i cittadini tunisini sono collegati a Isis / Daesh e avrebbero raggiunto l’Europa a bordo di imbarcazioni non identificate“.

Lo scorso luglio il Guardian ha ottenuto una lista dell’Interpol di 173 presunti combattenti dello Stato Islamico che, secondo l’agenzia, avrebbero potuto essere stati addestrati per attacchi in Europa.

Interpol invia regolarmente allarmi e aggiornamenti ai suoi uffici centrali nazionali (BCN) su terroristi e criminali ricercati attraverso la rete di comunicazioni di polizia globale“, ​​ha riferito un portavoce dell’Interpol al Guardian.

Un ufficiale dell’antiterrorismo europeo ha dichiarato al Guardian la tempistica di arrivo dei tunisini. Sono arrivati ​​in Sicilia tra luglio e ottobre 2017 su pescherecci o piccole imbarcazioni che sono state poi abbandonate sulla spiaggia.

Riporta il Guardian:

La spiaggia di Torre Salsa ad Agrigento è recentemente diventata uno dei luoghi di sbarco più popolari per i migranti tunisini che tentano di raggiungere l’Europa. La maggior parte inizia il suo viaggio da Ben Guerdane, una città tunisina al confine con la Libia, dove l’Isis si è scontrata con l’esercito tunisino nel 2016, uccidendo almeno 28 persone.

I tunisini, molti dei quali sono migranti economici, si muovono su piccole imbarcazioni e principalmente sbarcano sulla spiaggia di notte, 20 o 30 alla volta. I gruppi spariscono poi nelle campagne, a pochi chilometri dalla costa, evitando la guardia costiera italiana e i controlli della polizia.

Le autorità locali li chiamano “approdi fantasma” e ritengono che oltre tremila tunisini siano sbarcati segretamente sulla costa di Agrigento da luglio. Di questi la polizia è riuscita a bloccare e identificare solo 400 persone.

Luigi Patronaggio, procuratore capo di Agrigento, ha dichiarato che “gli investigatori non possono escludere che, dietro questi viaggi fantasma, possano esserci dei jihadisti”.

Da ottobre il governo italiano ha attuato una strategia antiterrorismo, utilizzando le pattuglie navali per impedire gli “sbarchi fantasma” lungo la costa siciliana.

“Non sappiamo cosa stavano facendo prima che arrivassero qui, non sappiamo davvero chi sono e dove erano prima che arrivassero in Sicilia”, ha detto al Guardian Salvatore Vella, procuratore di Agrigento e capo delle indagini. “Certamente ci sono quelli che non vogliono essere identificati. Non vogliono che le loro impronte siano registrate … Per questo motivo, se sei un terrorista, arrivare illegalmente ad Agrigento è il modo più sicuro per raggiungere l’Europa”.

Vella ha sottolineato come le barche utilizzate dai trafficanti siano diverse da quelle adoperate dai jihadisti. “I tunisini – spiega –  arrivano con barche eccellenti, robuste e con esperti che conoscono bene il mare”. Secondo i dati del ministero degli Interni italiano, oltre 5.500 tunisini sono arrivati ​​e sono stati identificati in Italia nel 2017. Il paese ha rimpatriato 2.193 di queste persone, tramite voli bisettimanali da Palermo.

 

(Credit Image: © Carol Guzy/zReportage.com via ZUMA Wire)

 

 

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