Facebook e Twitter nel mirino per non aver rimosso abbastanza velocemente gli insulti razzisti ai giocatori inglesi

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Dopo che gli insulti razzisti ai giocatori dell'Inghilterra hanno fatto il giro del mondo in Uk si torna a parlare della responsabilità delle piattaforme rispetto ai contenuti pubblicati

Come era prevedibile, dopo il clamore per gli insulti razzisti riservati ai giocatori della nazionale Marcus Rashford, Jadon Sancho e Bukayo Saka, Facebook (quindi anche Instagram) e Twitter sono stati chiamati in causa per non essersi occupati di rimuovere il materiale abbastanza velocemente. Questo dibattito è nel pieno svolgimento ovunque nel mondo ma, ovviamente, quando gli insulti sono visibili su larga scala perché rivolti a giocatori di calcio di fama internazionale la questione torna in cima alle priorità di piattaforme, governi e stampa.



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I giocatori inglesi nel mirino di insulti razzisti da ieri sera

I tre giocatori della nazionale inglese hanno cominciato ad avere problemi appena terminata la partita, dopo la vittoria dell’Italia. Fin troppe persone si sono riversate sui loro account social per insultarli – utilizzando la n-word o le emoji della scimmia, per la maggiore – e ben presto la situazione è sfuggita di mano ai social. La moderazione, in casi come questi, è veramente difficile. In prima battuta la quantità di materiale pubblicato è tale da non essere moderabile in tempi brevi dalle persone fisiche; quando ad occuparsene è un algoritmo tarato – come nel caso di Twitter – è impossibile comprendere come l’emoji della scimmia possa costituire un insulto perché l’algoritmo non è in grado di analizzare il contesto.



Le dichiarazioni di Facebook e Twitter

Sia Facebook che Twitter sono stati interpellati da diversi giornali. «Non potremmo essere più chiari sul fatto che chiunque dietro un comportamento così disgustoso non sia il benvenuto nel seguire la squadra – ha affermato Twitter – e faremo tutto il possibile per supportare i giocatori colpiti, sollecitando le punizioni più dure possibili per chiunque sia responsabile». Nelle ultime 24 ore il social dell’uccellino ha rimosso 1000 tweet – come riporta BBC – e sospeso permanentemente una serie di account che hanno violato le regole in tal senso.

Un portavoce di Facebook ha fatto sapere che la società si è mossa il più rapidamente possibile anche su Instagram per eliminare tutti gli insulti razzisti intercettati anche sotto le foto dei giocatori poiché «nessuno dovrebbe subire abusi razzisti da nessuna parte e non lo vogliamo su Instagram».



Alle 13 c’erano ancora insulti su Instagram

Cnbc, tuttavia, riporta che alle 13 di oggi alcuni tweet e commenti offensivi ai post di Instagram erano ancora presenti. Il governo britannico ha cominciato a chiedere conto ai social media dei contenuti pubblicati sulle piattaforme con una proposta di legge ad hoc, la Online Safety Bill, che li metterebbe sullo stesso piano dei media tradizionali. Essere responsabili di quello che viene veicolato sulla piattaforma vorrebbe dire pagare, come azienda, multe fino a quasi 25 milioni di euro o il 10% delle entrate qualora venissero violate le regole stabilite. Il segretario alla Cultura britannico Dowden ha dichiarato, stamattina, che «le società di social media devono migliorare il loro gioco nell’affrontare il problema e, se non lo fanno, il nostro nuovo disegno di legge sulla sicurezza online li terrà responsabili con multe fino al 10% delle entrate globali».

(Immagine copertina: IPP/UEFA/Roberto Ramaccia)