La grande beffa dell’«articolo 96 che non parla di immunità» per salvare Salvini
05/02/2019 di Gianmichele Laino
La differenza su cui corre il sì o il no del Movimento 5 Stelle rispetto all’autorizzazione a procedere nei confronti del ministro dell’Interno Matteo Salvini è sottile e interpretativa e si basa, guarda un po’, sulla Costituzione. I pentastellati hanno affermato, attraverso il senatore Mario Giarrusso, che non si tratta dell’immunità del leader della Lega – disciplinata dall’articolo 68 della Costituzione -, ma di una fattispecie diversa, sulla responsabilità di un membro del consiglio dei ministri nell’esercizio delle proprie funzioni, previsto invece dall’articolo 96 della Carta fondamentale.
Immunità Salvini, la differenza tra l’articolo 68 e l’articolo 96
Addirittura, il premier e avvocato (del popolo) Giuseppe Conte ha parlato della differenza e dell’eventuale confusione tra i due articoli addirittura come di uno strafalcione giuridico. E invece, la differenza è talmente tanto sottile che le due fattispecie potrebbero essere addirittura sovrapponibili.
L’articolo 96 della Costituzione recita: «Il Presidente del Consiglio dei Ministri ed i Ministri, anche se cessati dalla carica, sono sottoposti, per i reati commessi nell’esercizio delle loro funzioni, alla giurisdizione ordinaria, previa autorizzazione del Senato della Repubblica o della Camera dei deputati, secondo le norme stabilite con legge costituzionale».
Gli altri aspetti poco considerati dell’eventuale processo a Salvini
Come ha ricordato Michele Ainis su Repubblica quest’oggi, siamo sempre nel perimetro della giustizia politica. E l’autorizzazione a procedere del Senato va in questa direzione: se concessa, sottopone il politico a giudizio; se non concessa, di fatto, gli garantisce una sorta di immunità. La sensazione è che il Movimento 5 Stelle abbia paura di pronunciare questo termine e che soltanto il chiamarla in un altro modo potrebbe garantirgli la tranquillità nel votare no.
Ma ci sono anche altre affermazioni che hanno contribuito a indorare la pillola per il Movimento 5 Stelle. Ad esempio, il fatto di non concentrarsi sull’eventuale reato, il sequestro di persona, che sarebbe addirittura esteso a 177 persone. Oppure il fatto che la responsabilità di Salvini sia personale e non collegiale: non esiste – o non è stato prodotto – un documento del consiglio dei ministri che abbia certificato la volontà dell’intero esecutivo di bloccare i migranti sulla nave Diciotti nel porto di Catania. Insomma, tanto fumo negli occhi. Per fuggire dalla realtà dei fatti.