Le immagini generate con l’AI possono essere utilizzate dai giornali e nella pubblicità?

Con il perfezionamento delle tecniche di generazione dell'immagine dei vari modelli di intelligenza artificiale, si pone un problema etico. L'intervista alla fotografa professionista Giovanna Griffo

29/03/2023 di Gianmichele Laino

Il perfezionamento delle tecniche di realizzazione delle immagini attraverso l’intelligenza artificiale ha posto il problema del loro impiego all’interno di alcuni settori – come il mondo della pubblicità o quello del giornalismo – per i quali, fino a qualche mese fa, il ruolo dell’immagine originale, esclusiva, descrittiva di una situazione o di un fatto sembrava imprescindibile. Le immagini generate dall’intelligenza artificiale possono essere utilizzate nelle campagne pubblicitarie? E nei giornali? Una risposta a bruciapelo, vista la proliferazione di fake come quella di Papa Francesco con il piumino da trapper o come quella dell’arresto di Donald Trump, sarebbe negativa. Tuttavia, occorre fare una riflessione molto più approfondita.

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Immagini AI sui giornali e nella pubblicità, la riflessione di Giovanna Griffo

Giovanna Griffo, fotografa professionista specializzata in Fine art e Travel nonché docente e divulgatrice, ha parlato con Giornalettismo dell’argomento. Partendo da un esempio recentemente proposto alla sua community su Facebook (che conta oltre 150mila followers su Facebook), abbiamo analizzato le possibili applicazioni dell’intelligenza artificiale nel settore della pubblicità.

«In base a cosa decidiamo se l’utilizzo dell’AI nelle immagini è una cosa buona o una cosa cattiva? Per quanto riguarda la pubblicità, possiamo ragionare su un esempio. Levi’s ha annunciato che vorrà realizzare la sua prossima campagna pubblicitaria sulla base di modelli generati artificialmente, giustificando questa scelta in nome dell’inclusività. Lo scopo della Levi’s è quello di generare diverse corporature, diverse taglie, di diverse etnie. Ma questo credo che sia legato piuttosto all’ottimizzazione del loro marketing: immaginate una campagna pubblicitaria che permetta di indirizzare il modello giusto a un pubblico molto specifico. Ci saranno tantissime combinazioni fornite dall’intelligenza artificiale, in tempi veramente rapidi. Una campagna di questo tenore, generata con la tecnologia tradizionale, sarebbe molto più dispendiosa: come si fa a trovare modelli di taglie diverse e di etnie diverse in poco tempo?».

Ovviamente, come si evidenziava in premessa, occorre valutare la questione da tutti i punti di vista. E non si può non sottolineare come la proliferazione di strumenti sempre più precisi di intelligenza artificiale per la produzione di immagini fotografiche possa colpire il settore: «C’è sicuramente un depauperamento di alcune professionalità e di alcuni generi fotografici – continua Giovanna Griffo -. Immaginiamo chi fa stock photography: questo tipo di fotografia potrà essere ottenuta molto più economicamente attraverso l’intelligenza artificiale. Non a caso i maggiori siti di stock-photography come Shutterstock o la stessa Getty Images si stanno attrezzando ad accettare materiali AI».

Per quanto riguarda il settore giornalistico, il discorso è ancora diverso. Abbiamo tutti negli occhi immagini fake, spacciate come vere, che hanno gettato in confusione intere redazioni di testate online, smaniose di pubblicare per prime la notizia dello scatto insolito. È il vecchio principio del mancato controllo della fonte: vale per le immagini, ma vale anche per le fake news più tradizionali. Se, però, escludiamo questi casi estremi, ecco che – forse – un senso per l’utilizzo delle immagini generate dall’AI si riesce anche a trovare. «Mi vengono in mente solo ambiti generici – spiega Giovanna Griffo -: ad esempio, presentare una scena dove non ci sono persone specifiche, dove non sto documentando un evento reale con delle persone reali. A quel punto ha senso: ho bisogno di una strada trafficata per un articolo sull’esodo di agosto? Non ho bisogno di un contesto specifico, ma può essere sufficiente una immagine generica realizzata artificialmente. Se invece ho bisogno di immagini legate a un evento specifico, allora entra in gioco la fotografia documentaria che non può essere sostituita dall’intelligenza artificiale, a meno che non diventi una fake news. Il problema è sempre etico: non è nel mezzo, ma nell’utilizzatore. Le frodi e le manipolazioni si sono sempre fatte da quando esiste l’uomo sulla terra. Oggi, purtroppo, è diventato sempre più facile realizzare delle frodi e delle manipolazioni che possano essere credibili. Fino a qualche decennio fa, una fotografia o una testimonianza video potevano essere considerate delle prove inoppugnabili da portare in tribunale. Oggi tutto questo non ha più senso perché qualsiasi fotografia può essere falsa».

E un altro ambito di applicazione può essere quello delle immagini AI che attribuiscano una specifica cifra stilistica alla pubblicazione. Un po’ come le illustrazioni del Newyorker. Non immagini di vere e proprie notizie, ma interpretazioni di concetti che possano fungere da copertina accattivante: «Assolutamente – conclude -. Sarebbe soltanto un mezzo che di intelligente non ha nulla: l’AI, in quel caso, è solo un esecutore velocissimo che rimescola i dati che ha in pancia, tirando fuori qualcosa di nuovo, un contenuto originale». Pur partendo, ovviamente, da un qualcosa di preesistente: «Sì, ma in fondo questo processo creativo è identico a quello che avviene nella mente umana perché noi tutti creiamo qualcosa a partire da una contaminazione che è avvenuta prima. Può essere un utilizzo etico dell’intelligenza artificiale: non danneggia nessuno. Penso che sia fondamentale acquisire consapevolezza, perché questa tecnologia si sta evolvendo a un ritmo esagerato e gli esseri umani non sono così in grado di adattarsi ai cambiamenti che l’intelligenza artificiale sta attraversando velocemente. Rischiamo di non riuscirci a starci dietro e a comprendere cosa sta cambiando. Fino a qualche mese fa era ancora possibile capire se quello che stavi guardando era stato generato dall’intelligenza artificiale o se era una foto vera. Adesso questo limite è stato ampiamente superato».

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