Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, 25 anni senza verità

20/03/2019 di Enzo Boldi

Sull’omicidio di Ilaria Alpi e del cineoperatore Miran Hrovatin c’è ancora una coltre nube di fumo che non permette alle famiglie delle vittime di conoscere la verità. I due furono barbaramente uccisi il 20 marzo 1994 a Mogadiscio, in Somalia, dove stavano seguendo per il Tg3 la missione di pace ‘Restore Hope’ e, contemporaneamente, indagavano su un presunto traffico di rifiuti tossici e armi che avrebbe coinvolto anche l’Italia e alcune sue istituzioni. Sono passati ben 25 anni da quella che fu una vera e propria esecuzione. Di governi, maggioranze e colori politici ne sono passati tanti, senza mai trovare la verità su quella barbarie.

Di quel duplice omicidio, ancora oggi senza colpevoli e per il quale è stato accusato, ingiustamente, Hassan Hashi Omar, cittadino somalo detenuto per 16 anni per essere poi completamente scagionato dall’accusa. «È molto importante che la commemorazione avvenga in una sede istituzionale – ha detto il presidente della Camera Roberto Fico intervenendo al convegno ‘Noi non archiviamo. Il giornalismo d’inchiesta per la verità e la giustizia’  a Montecitorio -. Ed è importante essere qui oggi perché, venticinque anni dopo, non sono state ancora fatte interamente giustizia e verità sulla loro uccisione: il ricordo di oggi deve contribuire a fare un passo avanti in questa direzione. I vari procedimenti giurisdizionali, la vicenda di Hassan Hashi Omar ce lo ricorda, come la Commissione istituita nel corso della XIV Legislatura non hanno consentito l’identificazione dei colpevoli e dei moventi».

Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, 25 anni senza verità

Dopo molti anni l’ipotesi di indagini insabbiate ha iniziato a farsi strada, soprattutto dopo le lungaggini burocratiche e processuali che, alla fine dei conti, hanno portato a un nulla di fatto. Un duplice omicidio, quello di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, ancora senza colpevoli 25 anni dopo. Un quarto di secolo a rincorrere voci e ipotesi, senza consegnare alla memoria della giornalista e del cineoperatore triestino la giustizia e la verità per due vite cancellate per la sola colpa di svolgere il proprio lavoro.

Roberto Fico: «Lavoro per la trasparenza dei documenti riservati»

«La ricerca della verità è un atto dovuto nei confronti delle vittime di tutti i fatti oscuri della storia del nostro Paese, a cominciare dalle stragi e dai fatti di terrorismo, come pure di chi è rimasto e non ha mai ceduto alla rassegnazione, ma ha continuato a battersi per ottenere giustizia – ha proseguito Roberto Fico -. Considero tra le priorità del mio mandato il completamento dell’azione di declassificazione e trasparenza dei documenti riservati e segreti non soltanto della Commissione Alpi ma di tutte le altre Commissioni parlamentari di inchiesta, avviata nella passata legislatura. Esiste la verità giudiziaria, vale a dire il doveroso accertamento della responsabilità penale degli autori e dei mandati della uccisione, e allo stesso modo esiste la verità storica, che attiene alla ricostruzione del contesto in cui, in Somalia come in Italia, maturò l’omicidio».

 

(foto di copertina:  ANSA/PAT)

Share this article