Il ragazzino che morirà in carcere
19/03/2012 di Maghdi Abo Abia
E’ la storia di Quantel Lotts, condannato all’ergastolo a 14 anni per aver ucciso il fratellastro
Cosa significa essere condannati al carcere a vita a 14 anni? Il Guardian racconta la storia di Quantel Lotts, ragazzo nero oggi26 enne, ospite di un carcere del Missouri da 12 anni, ovvero da quando ha ucciso in un impeto di rabbia il suo fratellastro.
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NESSUNA CHANCE – Il ragazzo a 17 anni si fece tatuare sugli avambracci esterni, con un attrezzo di fortuna e con l’aiuto di un compagno di cella due scritte in gotico. Sul destro ha fatto mettere “morto”, e sul sinistro “uomo”. Lo fece in risposta alla condanna peggiore prevista dall’ordinamento USA, pena di morte esclusa, ovvero la detenzione a vita senza alcuna possibilità di uscita. In galera fino alla morte. Una condanna da adulto per aver ucciso il suo fratellastro. Nove anni dopo, questi tatuaggi si sono un po’ scoloriti, ma la condanna è rimasta. Non potrà mai esserci per lui la possibilità di dimostrare di essere una persona diversa, che quel ragazzino che uccise 12 anni fa ormai non esiste più.
ANCHE SE NON HAI UCCISO – “Mi hanno chiuso qua dentro senza alcuna possibilità di andare incontro alla vita. Non ho speranze per il futuro. Tutto è finito”. Quantel Lotts non sa però che la Corte Suprema USA domani dovrà decidere se i ragazzini autori di omicidi compiuti mentre avevano un’età compresa tra 13 e 14 anni dovranno essere condannati al carcere a vita. Ad accendere la questione il caso di Kuntrell Jackson, dell’Arkansas, il quale nel 1999, a 14 anni, provò a rubare in un negozio di videocassette assieme a due ragazzi più grandi. Jackson faceva il palo, mentre gli altri due ammazzavano il gestore a colpi di pistola. Nonostante non fosse neanche presente nel locale, venne trattato da adulto e fu condannato al carcere a vita senza possibilità di semilibertà.
E’ ANTICOSTITUZIONALE – Un altro caso è quello di Evan Miller, Alabama, il quale anche lui ha subito una pena simile per un omicidio, avvenuto nel 2003, quando aveva solo 14 anni. Evan, insieme a un ragazzo più grande, picchiarono un uomo di 52 anni dando poi fuoco a casa sua, portandolo alla morte per intossicazione. Secondo gli avvocati di Jackson e Miller questa condanna viola l’ottavo emendamento della Costituzione USA, il quale proibisce “le punizioni crudeli e inusuali”. Inoltre, secondo loro, queste condanne non prenderebbero in considerazione lo stato dell’adolescenza, del cambio del cervello, della pressione sociale alla quale sono sottoposti i teenager, il passaggio dall’infanzia all’età adulta.
LE CONTRADDIZIONI USA – Negli ultimi anni la Corte Suprema USA è venuta incontro ai ragazzi cancellando via via le condanne più violente. Nel 2005 si decise che era incostituzionale condannare a morte giovani per reati commessi entro i 18 anni, mentre nel 2007 venne stabilito che non si poteva condannare al carcere a vita senza possibilità di semilibertà i ragazzi che commettevano reati che non includevano vittime. La storia Evan, Quantel e Kuntrell è quella di 2500 ragazzi i quali sono stati condannati al carcere a vita per reati commessi prima del compimento del 17esimo anno di età. Di questi, 79 avevano un’età compresa tra 13 e 14 anni. Gli USA sono l’unico Paese al mondo a prevedere la condanna al carcere a vita senza possibilità di uscita per i bambini. Condannati al carcere perpetuo.
LA STORIA DI QUANTEL – “Voglio solo un’altra possibilità -ha detto Quantel, nato e vissuto in una famiglia che faceva uso di cocaina anche in sua presenza- sono in galera da quando ho 14 anni, quindi non conosco praticamente niente. Non ho mai visto nulla, non sono mai stato da nessuna parte. Non ho mai vissuto”. A 11 anni Lotts vide suo zio beccarsi 5 pallottole per una questione di droga. “Venivo regolarmente picchiato -continua Quantel- mi avevano insegnato che l’unica risposta era la violenza”. Con un’infanzia del genere, Quantel arrivò a 14 anni covando rabbia che veniva esplosa in maniera imrpovvisa, alla quale seguiva una crisi di pianto e un’amnesia generale su quanto successo. Ovviamente in carcere non ha avuto alcun aiuto. Nel novembre 1999 stava giocando alla lotta con il suo fratellastro Michael. La lotta ha degenerato finché Lotts non l’ha accoltellato, uccidendo Michael.
NON DIMENTICARE – “Non ricordavo più nulla -prosegue Lotts- Mi dissero che avevo ucciso mio fratello il giorno dopo. Piansi. Piansi. Piansi. Questa cosa mi uccise. Nei primi anni di galera ho provato il suicidio tre volte. Ero stanco. I primi quattro anni furono lunghissimi. Come potevo stare lì dentro una vita? Con il passare del tempo sono cambiato. Ho imparato a controllare la mia rabbia. Mi sono sposato con una ragazza, Ingrid, una mia amica di penna”. Eppure lo stato del Missouri non gli darà la possibilità di capire se è diventato un’altra persona. Vediamo cosa è vietato per legge nello stato a 14 anni: comprare fuochi d’artificio, donare il sangue, abbandonare la scuola, tatuarsi senza il consenso di un genitore, sposarsi, fare l’amore, lavorare per un numero illimitato di ore, diventare barbiere, lavorare nel settore della bellezza, stipulare un contratto. Può però essere condannato al carcere a vita. Si può chiudere un ragazzo in galera e dimenticarsi della sua esistenza. Ed è per questo che Quantel si è fatto tatuare un’altra scritta sul braccio: “non dimenticare”, perché continua ad essere vivo, anche se forse non uscirà mai di galera.