Il lento declino dei Traveler’s Cheque
25/11/2013 di Maghdi Abo Abia
Vi ricordate i Traveler’s Cheque, gli assegni di viaggio destinati ai turisti che negli anni della nascita e crescita del turismo hanno rappresentato l’ancora di salvezza per coloro che avevano paura di perdere il proprio denaro o peggio di essere derubati? Con il passare degli anni e la diffusione in tutto il mondo di sportelli bancomat, oltre che all’esplosione dei pagamenti con moneta elettronica, questo strumento è progressivamente caduto nel dimenticatoio, anche se viene ancora offerto.
UN PO’ DI STORIA – Questo prodotto garantisce un rimborso del 100 per cento. All’atto dell’acquisto, presso banche o uffici finanziari, si chiede al titolare di apporre una firma sugli assegni che servirà da verifica per la seconda necessaria per la trasformazione dei Traveler’s Cheques, conosciuti anche con la sigla T/C, in contanti. Il primo prodotto ad essere immesso sul mercato fu un assegno emesso dalla London Credit Exchange Company il primo gennaio 1772 che permetteva all’acquirente di usarlo in 90 città europee, mentre Thomas Cook nel 1874 aveva studiato degli assegni circolari che di fatto anticiparono l’evoluzione odierna dei T/C, mentre la prima società a diffonderli su larga scala fu American Express nel 1891.
LE VALUTE – La loro evoluzione massima si ebbe appunto tra gli anni ’50 ed i ’90 del novecento visto che per i viaggiatori poteva essere il modo migliore di garantirsi denaro senza portarselo in giro. Oggi però, a causa sia dell’evoluzione della moneta elettronica sia dei rischi legati alle truffe studiate sui T/C, il sistema è ormai il declino visto e considerato, come vedremo più avanti, che numerosi paesi europei ed asiatici non li accettano più, con le banche che fanno sempre maggiore resistenza nell’emetterli. Ad oggi i T/C sono emessi nelle seguenti valute: dollaro Usa, dollaro canadese, sterlina inglese, yen giapponese, yuan cinese, franchi svizzero e Euro, mentre i tagli sono solitamente da 20, 50 o 100. Il loro punto di forza sta nel fatto che non scadono e che possono essere conservati per poi riscattarli in qualsiasi momento nel futuro.
I RISCHI – Il fatto stesso che siano privi di commissioni e d’interessi fa si che nel corso degli ultimi anni si siano trasformati da prodotti destinati ai viaggiatori in titoli di risparmio al portatore. Questo però ha portato ad un’evoluzione della criminalità con la nascita di un mercato nero dei T/C con i criminali che comprano i titoli, li rivendono al 50 per cento del loro valore dopo aver denunciato il furto degli stessi alla società che li emette, guadagnando la somma incassata per la cessione ad un soggetto terzo. Per questo motivo nel corso degli ultimi anni il suo uso è andato notevolmente limitandosi, con i beneficiari che prima d’incassarlo chiedono una registrazione con un documento.
L’OFFERTA DELLE BANCHE – Come spiega banca Unicredit, è importante per il possessore avere la ricevuta d’emissione del T/C con sé perché rappresenta l’unico modo per incassare i soldi depositati. La banca italiana, nel suo documento informativo, spiega che prevede una commissione nel caso del cambio valuta pari allo 0,25 per cento dell’importo con un minimo di 4 euro, mentre la negoziazione vale 8,25 euro. Anche la Banca di Credito Cooperativo, qui il foglio informativo della sede di Flumeri, in provincia di Avellino, prevede la vendita di questo prodotto a condizioni differenti, con una spesa di 2,58 euro ad operazione intesa come diritto fisso ed una commissione di negoziazione del 3 per cento. Dati che ci fanno capire come il prodotto sia ancora ben presente sul mercato.
LA SVIZZERA CHIUDE LE PORTE – Si, perché oltre ad essere emessi dalle banche, vengono forniti anche da società come Travelex, Forexchange, Visa o American Express. Segno che il mercato è vivo e presente, anche se non è possibile quantificare il valore del suddetto perché, un po’ come accade per il monte di pietà, la circolazione di moneta giornaliera è tale per cui è difficile fare delle stime. Tutto poi dipende, come vedremo, anche dall’azione dei singoli Paesi. Paesi che, come la Svizzera, possono decidere di mettersi al riparo dalle truffe chiudendo la porta a nuovi prodotti. Come ci spiega SwissBankers, dal primo ottobre 2013 American Express ha chiuso le porte a nuove emissioni di T/C, anche se ovviamente quelli già venduti rimangono validi, mentre in caso di smarrimento i clienti potranno ricevere assegni di rimpiazzo.
A CHE SERVONO I T/C? – In fondo, come abbiamo visto in precedenza, le truffe legate a questo prodotto sono semplici. Basta una firma simile all’originale e magari una copia di un documento ed il gioco è fatto. Del resto come ci spiega l’Indipendent lo scorso anno scriveva che i T/C servono solo in caso di extrema ratio anche per via della difficoltà ad essere accettati da parte degli esercizi commerciali, che di norma potrebbero anche incassarli. Solo che non viene fatto per questioni d’opportunità e di sicurezza. Ad esempio, in Italia viene sconsigliato l’uso dei T/C ai turisti. Come spiega Reidsitaly nel nostro Paese bisogna incassare tale prodotto in uno sportello bancario prima di poterlo usare, rendendolo quindi meno pratico della carta di credito. Certo, in caso di smarrimento è incassabile nuovamente, ma come abbiamo visto, questo puo’ anche essere il modo di perdersi in truffe.
LA TRUFFA MESSICANA – Truffe che sembrano interessare non solo i semplici turisti ma anche le grandi organizzazioni criminali. Il Sole 24 Ore ci parla di una scoperta condotta nel 2004 da un funzionario della divisione del controllo interno centrale di Hsbc, John Root, che chiese al responsabile controllo della sussidiaria messicana della banca, la Hbmx, come mai nei primi tre trimestri di quel periodo vennero venduti 110 milioni di dollari in Traveler’s Cheques, una cifra ben più importante delle vendite fatte registrare dalle altre filiali. La richiesta di un rapporto sulle procedure anti-riciclaggio furono lettera morta, nonostante già il Dipartimento di Stato Usa abbia calcolato che grazie ai T/C i cartelli della droga riciclassero 30 miliardi di dollari l’anno.