La lista delle scuse a Ignazio Marino
09/04/2019 di Enzo Boldi
Il tempo è galantuomo e, a volte, le sentenze riabilitano alcune percorse accusate e infangate per molto tempo. Ed è così che la corte di Cassazione ha deciso di assolvere Ignazio Marino dall’accusa di peculato. La vicenda, la ricorderete tutti, è quella di quei famosi scontrini per alcune cene pagate con la cara di credito del Campidoglio per le spese di rappresentanza. Secondo i giudici della Corte Suprema, il fatto non sussiste. Quindi, non «il fatto non costituisce reato» come scritto nella sentenza di assoluzione di Virginia Raggi per il caso Marra, ma il fatto proprio non esisteva.
E da qui emerge la necessità di prendere un foglio di carta A4, ci limitiamo a una short-list anche se servirebbe almeno un poster, per inserire i nomi di tutti quelli che accusarono e infangarono la figura di Ignazio Marino, costringendolo anche a dare le dimissioni dalla sua carica di sindaco della capitale. Partiamo dagli ‘amici’ del Partito Democratico che, dopo aver caldeggiato la sua candidatura al Campidoglio, lo hanno scaricato e gettato giù dalla torre. Ricordiamo, infatti gli scontri tra Matteo Renzi, Matteo Orfini e il primo cittadino, con le continue spallate nei confronti della sua giunta.
Il Pd e il fuoco amico nelle frecce avvelenate di Renzi e Orfini
«Ribadiamo, come abbiamo già fatto quando sono uscite le sentenze di primo e secondo grado, che ovviamente siamo contenti per lui ma come spiegammo allora quella degli scontrini è stata una vicenda che nulla aveva a che fare con una scelta che facemmo per un giudizio politico», ha commentato per primo Matteo Orfini all’AndKronos. Insomma, ancora una volta passa la linea del ‘fatto licenziare’ per giusta causa.
Le battaglie di piazza del Movimento 5 Stelle con un Dibba sugli scudi
E curioso è il fatto che ora, dopo l’assoluzione definitiva, le ‘scuse’ del Movimento 5 Stelle siano una sorta di copia&incolla di quelle fatte dal Pd nella figura di Matteo Orfini. «Marino fu attaccato e criticato non per le questioni della Panda o degli scontrini, ma per la sua incapacità di amministrare Roma. Marino aveva fallito ed eravamo tutti d’accordo che doveva andare a casa, da Renzi in poi – spiega Paolo Ferrara, capogruppo M5S in Campidoglio, sempre ad AdnKronos -. Lo abbiamo criticato per il disastro che aveva fatto a Roma, che era sotto gli occhi di tutti. Era più all’estero che a Roma, come successe per i funerali dei Casamonica».
La realtà è che ora, ad anni di distanza, si corre a prendere le distanze dalle vecchie battaglie. Ricordiamo, ed è l’esempio più lampante perché fa riferimento a un fatto di cronaca molto recente, la battaglia del grillino Marcello De Vito proprio contro gli scontrini (di cui andava a caccia come un investigatore privato) e lo scandalo di cui Ignazio Marino si sarebbe reso protagonista. Ora, però, lui si trova in carcere, accusato di corruzione per i suo rapporti con Parnasi. Rimanendo in casa M5S come dimenticare la battaglia di Beppe Grillo che più volte sputò veleno contro Ignazio Marino.
Le accuse di Di Battista a Ignazio Marino
E ricordiamo anche come la stessa attuale sindaca di Roma Virginia Raggi, in compagnia di Alessandro Di Battista e Roberta Lombardi che accusavano Ignazio Marino così: «Questo sindaco è capace di mentire su questo, magari ha mentito anche sul fatto che non fosse a conoscenza degli affari loschi della cooperativa di Mafia Capitale». Musica e testo di Alessandro Di Battista che ora partirà per l’India con questa notizia che sicuramente lo addolorerà.
Per Fratelli d’Italia la vicenda è ancora opaca
E poi c’è chi non demorde. Si tratta di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni che, dopo aver cavalcato negli anni la polemica della Panda rossa e degli scontrini di Ignazio Marino, non ci pensa proprio a chiedere scusa all’ex primo cittadino della capitale, con Fabrizio Ghera che – nonostante la sentenza di assoluzione, parla di «vicenda ancora opaca». Il giustizialismo oltre la giustizia.
(foto di copertina: ANSA/CLAUDIO PERI)