Crosetto dice di aver dato mandato per querelare per diffamazione: «Unico metodo perché giornalisti e direttori intendano»

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Lo ha scritto su Twitter l'attuale ministro della Difesa

Uno dei primi atti – non istituzionali – di Guido Crosetto da quando è entrato in carica come ministro della Difesa sarà quello di dar mandato a uno studio legale – nella fattispecie, lo studio legale Mondani – per querelare per diffamazione, in base a quanto spiegato nel tweet, alcuni esponenti dei media italiani. «Ho dato mandato – ha scritto Crosetto – allo Studio Legale Mondani perché sono certo che le condanne in sede civile e penale siano l’unico metodo che direttori, editori e giornalisti possano intendere, di fronte alla diffamazione. Il mio ora e’ un obbligo istituzionale: quello di difendere il Dicastero».



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Guido Crosetto e il mandato per querelare per diffamazione

Nel corso degli ultimi giorni, su varie piattaforme, sono comparsi degli articoli relativi al nuovo ministro della Difesa. Oltre a questo, come abbiamo ricordato ieri a proposito del ministro dell’Istruzione e del Merito Valditara, sta circolando con molta frequenza un post su Facebook in cui si parla di presunti guai giudiziari dei ministri del governo Meloni. All’interno di questo post veniva citato anche Guido Crosetto e il suo ruolo all’interno di alcune aziende. L’attuale ministro della Difesa, tuttavia, alla vigilia della nomina aveva annunciato di essersi dimesso da «amministratore, di ogni società privata (non ne ricopro di pubbliche) che (legittimamente) occupavo» e di aver venduto le attività di famiglia.

Tuttavia, dal tweet si evince una particolare attenzione di Crosetto nei confronti dei giornalisti. E si comprende anche la sua opinione in merito al mondo dell’informazione. Per l’attuale ministro soltanto le condanne in sede civile e penale possono essere il linguaggio che giornalisti, direttori ed editori riescono a comprendere. Per quanto la diffamazione sia un reato odioso e rappresenti sempre una distorsione dell’informazione, esprimersi in maniera così netta e decisa nei confronti del sistema della stampa italiana sembra essere una forte esagerazione. Soprattutto per chi, adesso, riveste un importante ruolo istituzionale.