Guido Bertolaso assolto. Cita Mahatma Gandhi
08/02/2018 di Redazione
“Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci“, con questa frase, citando Gandhi, Guido Bertolaso commenta così la sua assoluzione sui social. “Assolto. Assolto -ha aggiunto con uno status precedente – perché il fatto non sussiste, nonostante la richiesta di prescrizione. Questo vale come una doppia assoluzione. Grazie alla mia famiglia e a chi mi è stato vicino in questi otto anni. Sono innocente. Come ho sempre dichiarato. Ora lo hanno dichiarato anche i giudici“.
GUIDO BERTOLASO E LE CONDANNE (ALTRUI) NEL PROCESSO SULLA CRICCA
Quattro condanne e una dozzina tra assoluzioni e prescrizioni nel processo romano legato agli appalti del G8 della Maddalena. E in questo processo è stato assolto l’ex capo della protezione civile appunto perché ‘il fatto non sussiste’. Condannati invece i capi della cosiddetta ‘cricca’: sei anni e sei mesi di carcere per l’ex presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici Angelo Balducci, sei anni per il costruttore romano Diego Anemone, quattro anni e sei mesi per l’ex provveditore opere pubbliche Toscana Fabio De Santis e quattro anni per il generale in pensione della guardia di finanza Francesco Pittorru.
Il tribunale ha prescritto il reato di corruzione mentre vengono condannate le persone ritenute a capo dell’associazione a delinquere. Tra le posizioni prescritte quella di Daniele Anemone, fratello di Diego. Assolti tra gli altri Mariapia Forleo, ex funzionaria della Presidenza del Consiglio, e Claudio Rinaldi, ex commissario dei mondiali di nuoto a Roma. I giudici inoltre stabiliscono il pagamento di una provvisionale da un milione di euro al ministero delle Infrastrutture, 50mila euro a Cittadinanzattiva, e 250mila euro alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il rinvio a giudizio per la “cricca” ci fu nel settembre 2013. Gli inquirenti sostenevano diverse influenze negli appalti legati al G8 della Maddalena e quelli delle celebrazioni per i 150 anni dell’unità d’Italia. A Balducci e Anemone, veniva contestata la corruzione e l’associazione a delinquere: erano loro, secondo i pm Roberto Felici e Ilaria Calò, titolari del fascicolo, la mente del gruppo che andava “oltre gli schemi di corruzione cui siamo abituati“. Nella requisitoria i pm parlarono di “uno dei più gravi casi di corruzione nell’Italia dal dopoguerra per il danno enorme alla pubblica amministrazione con interi settori assoggettati“.