I guai degli aggregatori di news regolati dall’AI e il sondaggio che ha fatto infuriare il Guardian
Il quotidiano britannico se l'è presa con Start, l'aggregatore di Microsoft, per un imbarazzante sondaggio su una notizia di cronaca tratta proprio dall'edizione del Guardian
06/11/2023 di Gianmichele Laino

L’intelligenza artificiale, non è certo un mistero, ha iniziato a entrare prepotentemente nel mondo degli aggregatori di notizie. Anzi, il rapporto tra le news e i chatbot – come vedremo anche in altri articoli del monografico odierno di Giornalettismo – è sempre più stretto. Tuttavia, non sempre questo binomio sta portando vantaggi. In alcuni casi, addirittura, si possono descrivere quelli che non è sbagliato definire come “piccoli disastri” nel settore dell’editoria e dei media. Se, infatti, il problema principale quando si parla di intelligenza artificiale e mondo del giornalismo è sempre collegato ai possibili licenziamenti che una forza lavoro artificiale (più potente, più produttiva, più seriale) può provocare, bisogna considerare anche l’abbassamento qualitativo di un lavoro fatto in questo modo. E – se proprio non ci interessa la qualità – bisognerebbe almeno prendere in considerazione il fatto che l’intelligenza artificiale possa fare qualcosa che lei non percepisce come grammaticalmente o contenutisticamente sbagliato, ma che sicuramente lo è per ragioni di opportunità. È il caso, quest’ultimo, della querelle che si sta venendo a creare: il Guardian contro Microsoft per l’utilizzo di un articolo della testata britannica nell’aggregatore di notizie del colosso di Redmond, accostato a un sondaggio – generato attraverso l’AI – davvero di dubbio gusto.
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Guardian contro Microsoft, il sondaggio che ha imbarazzato Londra
Sappiamo come funzionano gli aggregatori di notizie. Scandagliano il web alla ricerca di informazioni che possono tornare utili a chi utilizza uno strumento dell’azienda proprietaria come motore di ricerca. Lo fa Google con Google News, lo sta facendo Microsoft con Start. In passato, ovviamente, la gestione di questi aggregatori era appannaggio di un team di lavoro (che – nel caso di Microsoft – era anche abbastanza corposo, essendo formato da 800 risorse). Oggi, con lo stato di avanzamento dei sistemi di intelligenza artificiale l’apporto umano alla realizzazione dei feed di notizie è estremamente limitato, quando non marginale. Il problema cresce quando, oltre a mettere in fila le notizie dai vari quotidiani, ci si inventa delle caratteristiche specifiche dettate proprio dall’intelligenza artificiale.
Nel caso specifico, in abbinamento a una notizia di cronaca tratta dal Guardian, l’aggregatore di news Start ha generato un sondaggio, realizzato attraverso l’intelligenza artificiale. L’articolo affrontava un tema delicato: la morte di una donna – coach di pallanuoto – alla St. Andrew’s School di Sidney. Il testo della notizia, brandizzato Guardian, veniva accompagnato da un sondaggio generato da Start: Quali sono le ragioni dietro alla morte della donna. Le risposte che venivano fornite agli utenti erano: omicidio, incidente, suicidio. L’intelligenza artificiale aveva generato, insomma, un quiz per favorire l’interazione con gli utenti e per farli rimanere all’interno della piattaforma. L’AI si era basata sulle indicazioni contenute nell’articolo ma, così facendo, aveva chiesto – di fatto – ai lettori di trasformarsi in detective e di dare, sulla base delle poche notizie contenute all’interno di un testo di matrice giornalistica, la propria versione (per forza di cose superficiale) dell’accaduto.
Non proprio una grande prova di giornalismo (il compito dell’informazione non è certo quello di far ergere il pubblico a giudice, ma semplicemente di informarlo a proposito dei fatti). Tant’è che il bersaglio delle critiche è stato individuato dagli utenti di Start nel Guardian: il sondaggio era abbinato a un pezzo della prestigiosa testata britannica e chi non è avvezzo alle funzionalità dell’aggregatore di Microsoft ha ritenuto il Guardian responsabile anche del contenuto del sondaggio. Un grave danno reputazionale che, quindi, ha scatenato critiche da parte degli utenti e ha provocato una risposta piccata del Guardian. La storia ha avuto delle conseguenze importanti e vedremo in un articolo successivo le argomentazioni del Guardian e la risposta di Microsoft, perché meritano un’analisi dettagliata.