Sallusti rimprovera Greta: «Io non ti ho rubato proprio niente»
25/09/2019 di Enzo Boldi
L’editoriale di Alessandro Sallusti su Il Giornale di mercoledì 25 agosto fa ben capire la differenza tra due verbi che sembrano simili all’apparenza, ma sono completamente diversi: sentire e ascoltare. Il primo termine ha un significato ‘fisico’ che si estrinseca nell’atto uditivo basato su una fonte sonora ricevuta delle nostre orecchie. Il secondo, invece, rappresenta qualcosa di più complesso che prevede una rielaborazione di ciò che captiamo fisicamente. Fatta questa distinzione, ora si può vivisezionare l’articolo comparso in prima pagina oggi contro Greta Thunberg.
Il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, rimprovera la 16enne attivista svedese diventata il simbolo delle proteste ambientaliste di tutto il mondo. Nel suo acceso discorso all’assemblea della Nazioni Unite a New York, Greta Thunberg ha redarguito gli adulti per «averle rubato il futuro». Ed ecco che l’analisi di queste parole, che celano un significato molto più profondo di un concetto ben evidente agli occhi di tutti, viene preso solo superficialmente da Sallusti che replica: «Io non ti ho rubato proprio niente».
Sallusti sente Greta, ma non l’ascolta
E per portare avanti la sua tesi, il direttore de Il Giornale sottolinea come le carestie e le morti – soprattutto di bambini – avvengano in Paesi lontani dallo sviluppo Occidentale, spiegando come il progresso abbia pienamente aiutato l’essere umano a uscire da situazioni impantanate, fatte di malattie che uccidono rapidamente. Il tutto grazie ad accorgimenti e modernità.
La faciloneria degli oppositori di Greta Thunberg
Ma è questa confusione tra benessere e futuro del pianeta Terra. Greta Thunberg non ha mai chiesto di stoppare il progresso, di tornare all’età della pietra – come invece si legge tra le righe dell’editoriale di Alessandro Sallusti – per cancellare l’inquinamento. Ha solamente messo nel mirino tutti quegli sprechi che non aiutano il Mondo ad auto-tutelarsi. Perché l’egoismo di molte persone porta a non prendere in considerazione le conseguenze future per le prossime generazioni che, alla fine, sono il risultato dei figli dei nostri figli. Le battaglie ideologiche contro una ragazza di 16 anni che prova a mobilitare il Mondo devono basarsi su tesi più concrete e non su concetti tipo: fa freddo, non c’è il riscaldamento globale.
(ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO + ZUMAPRESS)