Come Dagospia ha “raccontato” la molestia ai danni di Greta Beccaglia

Il sito di Roberto D'Agostino utilizza i suoi classici cliché dialettici per parlare dell'inviata di Toscana TV molestata in diretta e usa anche un'ironia immotivata

29/11/2021 di Enzo Boldi

L’indignazione per quanto accaduto sabato pomeriggio all’esterno dello Stadio “Castellani” di Empoli è forte e (quasi) unanime. In tantissimi hanno espresso solidarietà nei confronti di Greta Beccaglia, l’inviata di Toscana TV molestata da un “tifoso” (le virgolette sono d’obbligo). Una violenza iniziata con quella “pacca sul sedere” in diretta televisiva, mentre effettuava il suo collegamento al termine del match tra la squadra allenata da Aurelio Andreazzoli e la Fiorentina. E proseguita anche a telecamere spente, con un altro uomo che le ha toccato le parti intime. In tanti hanno raccolto la sua testimonianza, ma solo Dagospia decide di criticarla e ironizzare su questa vicenda.

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«”Mi ha sconvolto lo sguardo di quei tifosi, erano sguardi feroci, da carnefici” – Intervistata a giornali unificati per una pacca sul culo, Greta Beccaglia può salmodiare il suo “martirio”: “In quel momento sono diventata, per loro, un palo da prendere a calci, un oggetto su cui sfogare la rabbia” – “Ho ricevuto molti messaggi di solidarietà, mi hanno scritto molti calciatori e personaggi noti” (e perché avevano il suo numero?) – “Un’altra persona, incappucciata, mi ha toccato le parti intime. Sono psicologicamente provata”. Ok, abbiamo capito: quando la vedremo a Mediaset?». Questo è il titolo, in pieno stile Dagospia, pubblicato questa mattina per commentare quanto successo a Empoli sabato pomeriggio.

Una serie di considerazioni personali che, però, sono ricche di criticità. Partiamo, per esempio, dal concetto di “giornali unificati”: quanto successo a Empoli è grave ed è lo specchio dei tempi. Giusto dedicare a questa vicenda il giusto spazio e la denuncia dell’inviata di Toscana TV. Poi c’è il concetto racchiuso nelle parole scritte in sequenza: “Per una pacca sul culo”. No, non si tratta di una “pacca sul culo”, ma di una molestia sessuale. Lo dice la legge, lo dicono le sentenze della Cassazione (che sì, fanno giurisprudenza).

Greta Beccaglia e la “versione” di Dagospia

Dagospia, poi, torna nel suo titolo a criticare l’esposizione mediatica di Greta Beccaglia che viene definita come una donna che deve “salmodiare il suo martirio”. In realtà la narrazione rispetta in pieno i crismi del giornalismo che devono attenersi a criteri di notiziabilità, tra i quali c’è anche la contingenza (sia in termini di fatti trattati sia in termini meramente temporali). Quindi è giusto dare risalto a questa vicenda, come tra l’altro ha fatto Dagospia, parlando (a modo suo) di questa storia facendo traffico online. Altro punto a sfavore del redattore che ha scritto quel titolo (all’interno del pezzo ci sono solamente i “copia&incolla” delle interviste rilasciate dalla donna ad alcuni quotidiani) è il riferimento ai messaggi di solidarietà ricevuti da calciatori e personaggi noti. In un inciso, infatti, è scritto: “Perché avevano il suo numero?”. Ovviamente, siamo nel 2021 (e ci avviciniamo a grandi passi al 2022) ci si dimentica che i messaggi si possono inviare anche sui social (tra Twitter, Facebook e Instagram) e non solo tramite sms telefonico o piccione viaggiatore.

Ma la chiosa finale è da spettacolo: “Quando la vedremo a Mediaset?”. Insomma, Dagospia – che in queste storia ci sguazza e ha fatto un pezzo di storia del giornalismo moderno, quello online – paventa un futuro in Mediaset per Greta Beccaglia che starebbe enfatizzando la sua denuncia per cercare le luci della ribalta. Una serie di considerazioni che peccano di presunzione e che non fanno altro che enfatizzare (non condannando) quel che è accaduto a Empoli.

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