Lo studente che ha ingannato una modella che aveva speso 150 euro per un green pass falso

La storia è stata segnalata dal Compartimento polizia postale e delle Comunicazioni "Liguria" di Genova

08/11/2021 di Redazione

Le indagini collegano questo studente laziale di 21 anni a un gruppo di hacker russi, anche se su questo occorrerà approfondire gli elementi fino a questo momento a disposizione. Tuttavia, la rete che aveva creato era remunerativa e gli permetteva di acquistare importanti strumentazioni informatiche e un certo numero di capi firmati e di prodotti di bellezza. Al momento il procuratore della Repubblica di Genova, Federico Panichi, con il coordinamento del Servizio polizia postale e delle Comunicazioni di Roma, sta cercando di esplorare eventuali risvolti internazionali di una vicenda simile a tante altre. Una modella ligure, che non aveva a disposizione il green pass, era entrata in contatto con questa persona – che, al momento dei fatti, non aveva una identità riconoscibile – e aveva cercato di ottenere un green pass falso, dopo aver pagato 150 euro e dopo aver messo a disposizione del soggetto i suoi documenti d’identità.

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Green pass falso per una modella ligure, la denuncia e le indagini della postale

A questo punto si è innescata una dinamica che abbiamo visto spesso in queste settimane: i fornitori di green pass falsi iniziavano a minacciare i compratori, forti dei documenti di identità ottenuti. Veri e propri ricatti, con l’uomo che aveva iniziato a ricattare la modella, chiedendo altri soldi e spiegandole che avrebbe potuto denunciarla alle autorità competenti. La modella ligure, tuttavia, ha giocato d’anticipo: si è rivolta al Compartimento polizia postale e delle Comunicazioni “Liguria” di Genova che è arrivata – alla fine – a identificare un giovane studente di 21 anni che vive in Lazio.

Quest’ultimo operava all’oscuro della famiglia: gestiva dei canali Telegram attraverso cui far pervenire a presunti hacker russi dei dati per poter procedere con la truffa. Il ricavato da queste operazioni, tra le altre cose, veniva investito in bitcoin. Al momento delle indagini, la polizia postale ha scoperto che la cifra messa da parte nelle ultime settimane era pari a circa 20mila euro. Le indagini, adesso, proseguiranno.

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