Nonostante le promesse, Google sta ancora guadagnando con le bufale sul cambiamento climatico

Come ha evidenziato un rapporto di Center for Countering Digital Hate, su Google sono ancora presenti adv in contenuti che negano il cambiamento climatico

17/12/2021 di Ilaria Roncone

Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Google ha già precedentemente promesso – come altre big tech – che non avrebbe più dato spazio a annunci sulla negazione del clima. Risulta essere davvero così, attualmente? Secondo una ricerca operata dal Center for Countering Digital Hate (CCDH), centro no-profit, Google non sta mantenendo la promessa fatta per combattere il negazionismo del cambiamento climatico. Cosa vuol dire all’atto pratico? Che nel suo report l’organizzazione ha individuato almeno cinquanta articoli che comprendono una serie di falsità sul climate change e che vengono spinti da Google. La nuova policy Google cambiamento climatico avrebbe dovuto entrate in vigore a partire dal 9 novembre coinvolgendo gli inserzionisti di Google, gli editori e i creator di Youtube.

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Google cambiamento climatico: rimossi gli annunci dalla maggior parte dei link segnalati

Imran Ahmed, amministratore delegato del Center for Countering Digital Hate, ha affermato che «nel fare il loro annuncio iniziale, Google sembra riconoscere che hanno giocato un ruolo nel rendere la negazione del cambiamento climatico un business redditizio, e tuttavia non hanno seguito con un’azione reale». Contattando Google, The Verge ha ottenuto la dichiarazione del responsabile delle comunicazioni e degli affari pubblici di Google, Michael Aciman. Dopo l’esame delle pagine segnalate nel report, Google ha «preso le opportune azioni di applicazione». Il colosso è andato a rimuovere gli annunci contenuti nella maggior parte degli URL che sono stati identificati poiché, effettivamente, violavano la nuova policy sul cambiamento climatico di Google.

Negli articoli in questione le falsità sul cambiamento climatico non sono certo delle minuzie: c’è un articolo di Breitbart – americano di notizie, opinioni e commenti di estrema destra – che definisce il riscaldamento globale una bufala; in un altro articolo del The Western Journal, ancora, si legge «se il clima sta cambiando – e se è causato dall’uomo – sono domande che non hanno una risposta definitiva».

Nel rapporto viene anche evidenziato che il 70% del totale delle interazioni con contenuti negazionisti del clima su Facebook riguardano dieci editori «marginali». Gli annunci su questi portali, ha stimato CCDH, hanno permesso a Google di guadagnare 1,7 milioni di dollari in sei mesi dell’anno in corso. Anche Facebook è entrato nel mirino degli attivisti per il clima perché durante Cop26 ha permesso la diffusione di bufale sul clima.

La replica di Google

Google ha fatto sapere tramite un suo portavoce: «Abbiamo introdotto di recente una nuova policy che vieta esplicitamente che gli annunci pubblicitari possano apparire accanto ad affermazioni false che contraddicono l’esistenza e le cause del cambiamento climatico. Quando individuiamo dei contenuti che superano i confini del dibattito politico e negano l’esistenza del cambiamento climatico, smettiamo di pubblicare annunci su quella pagina o sito. Abbiamo esaminato le pagine segnalate e abbiamo adottato le misure di intervento appropriate».

Articolo aggiornato alle 17.30 del 17 dicembre

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