Le 300 testate europee che vengono pagate da Google per le loro notizie

La mossa è in linea con i paletti della direttiva europea sul copyright e ricalca gli accordi già stipulati in Australia e che entreranno in vigore, a breve, in Canada

11/05/2022 di Enzo Boldi

Ci sono sei Paesi per un totale di 300 testate e organi di informazione online. Questo è, al momento, il resoconto degli accordi stipulati, in Europa, da Google per ospitare le notizie sul proprio motore di ricerca. Si tratta di un primo passo per uniformarsi verso la direttiva continentale sul copyright che i vari Stati membri stanno recependo nel corso di questi mesi. Per ora, non viene citata l’Italia. Sta di fatto che oggi, per la prima volta, la stessa azienda Big Tech ha voluto ufficializzare questi accordi con gli editori, senza però citare cifre e ulteriori riferimenti.

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In un post comparso oggi sul blog e firmato Sulina Connal, direttrice per le notizie e le partnership editoriali, vengono forniti i nomi dei Paesi, ma non delle 300 testate che hanno stipulato questi accordi: «Abbiamo negoziato con gli editori di notizie per concedere in licenza i contenuti ai sensi della Direttiva europea sul copyright, che i paesi dell’UE stanno recependo nella legislazione nazionale. Finora abbiamo accordi che coprono più di 300 testate giornalistiche nazionali, locali e specializzate in Germania, Ungheria, Francia, Austria, Paesi Bassi e Irlanda, con molte altre discussioni in corso». Secondo Reuters, però, all’interno di questo elenco ci sarebbero anche quotidiani (nella loro versione online) di spicco in Germania: Der Spiegel, Die Zeit e Frankfurter Allgemeine Zeitung.

Google e l’accordo con 300 testate europee sulle notizie

Per quel che riguarda il nostro Paese, la situazione non sembra essere molto chiara. Con un decreto legislativo approvato dal Consiglio dei Ministri, l’Italia si è uniformata recependo le indicazioni (con alcune modifiche, come consentito dalla natura stessa del provvedimento europeo) sul copyright online nel dicembre dello scorso anno. Ma, per il momento, le notizie ufficiali sugli accordi – che non devono essere solamente con Google, ma anche con tutte quelle aziende che ospitano notizie e che quindi fanno da contenitore (monetizzando) – ancora sono in divenire.

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