Gli effetti della corruzione in Italia

13/05/2014 di Redazione

La corruzione in Italia diminuisce gli investimenti esteri del 16% e nel complesso fa aumentare il costo degli appalti del 20%. Tra il 2001 e il 2011 la corruzione si è portata via 10 miliardi di euro l’anno di PIL, 100 miliardi in dieci anni. Le aziende che crescono in un contesto in cui vi è corruzione crescono in media del 25% in meno rispetto a quelle che operano in contesti di legalità. Le piccole e medie imprese hanno un tasso di crescita delle vendite che arriva ad essere di oltre il 40% inferiore rispetto a quelle grandi. È questo il panorama che emerge da uno studio sui costi dell’illegalità appena pubblicato da Unimpresa. Per Paolo Longobardi, presidente di Unimpresa, «l’inchiesta su Expo 2015 rende urgente un intervento serio da parte del governo e del Parlamento per ridurre i costi dell’illegalità che gravano sulle imprese italiane».

tangenti

LA CORRUZIONE – Lo studio parte dal presupposto che il costo della corruzione nella UE raggiunge i 120 miliardi di euro l’anno, pari all’1% del PIL dell’Unione. La corruzione può far aumentare i costi complessivi dei contratti di appalti pubblici del 20%. I costi complessivi del fenomeno possono essere calcolati facendo una sintesi tra diverse fonti internazionali, il che porta a pensare che interessi circa il 5% del PIL a livello mondiale. Ogni giorno nel mondo si pagano più di 1.000 miliardi di dollari in tangenti e circa il 3% del PIL mondiale va sprecato: a questi danni economici vanno aggiunti quelli altrettanto gravi del degrado etico e sociale. Secondo una recente analisi internazionale, il peggioramento di un punto dell’indice di percezione della corruzione in un campione di paesi determina una riduzione annua del prodotto interno lordo pari allo 0,39% e del reddito pro capite pari allo 0,41% e riduce la produttività del 4% rispetto al prodotto interno lordo. Tra il 2001 e il 2011 l’Italia ha visto un crollo del proprio punteggio da 5,5 a 3,9: per questo si può stimare una perdita di ricchezza causata dalla corruzione pari a circa 10 miliardi di euro all’anno in termini di prodotto interno lordo, ovvero 170 euro annui di reddito pro capite ed oltre il 6% in termini di produttività.

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L’IMPATTO SUL PAESE – L’impatto di questi costi sulla crescita del paese è particolarmente pesante, perché la corruzione diffusa altera la libera concorrenza e favorisce la concentrazione della ricchezza nelle mani di coloro che accettano e beneficiano delle tangenti a scapito di chi invece di rifiuta di accettare questa pratica: la sola discesa nella classifica di percezione della corruzione provoca la perdita del 16% degli investimenti dall’estero. Secondo lo studio di Unimpresa, quando la corruzione assume carattere endemico e pervasivo, essa diviene sistema, in grado addirittura di falsare la rappresentanza democratica e compromettere la stabilità governativa di un paese. Le stesse leggi, omettendo di prevedere precisi vincoli di destinazione e rigorosi obblighi di rendiconto dell’attività di spesa, creano i presupposti per favorire l’illecità dissipazione delle risorse pubbliche. Inoltre la criminalità organizzata pone sempre più cura alle forme di condizionamento dei rami dell’apparato pubblico, alle intromissioni negli stessi circuiti finanziari, ritagliandosi, in tal modo, spazi di potere in ambito economico e nella società civile. «Che l’allarme ricorrente nei confronti del fenomeno sia giustificato – osserva Luigi Scipione, docente universitario e membro del Comitato di presidenza di Unimpresa – lo conferma l’ampiezza dello spread etico che sembra ormai separare l’Italia dagli altri Paesi europei. a corruzione è un fardello pesante per i disastrati bilanci dello Stato, benché allarmanti siano anche i danni politici, sociali e ambientali: la delegittimazione delle istituzioni e della classe politica, il segnale di degrado del tessuto morale della classe dirigente, l’affermarsi di meccanismi di selezione che premiano corrotti e corruttori nelle carriere economiche, politiche, burocratiche, il dilagare dell’ecomafia, attraverso fenomeni come i traffici di rifiuti e il ciclo illegale del cemento, che si alimentano quasi sempre anche grazie alla connivenza della cosiddetta zona grigia, fatta di colletti bianchi, tecnici compiacenti, politici corrotti».

(Fonte: AGI)

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