Così funzionava la nuova Tangentopoli

Qualcuno vuota il sacco sulla fitta rete di relazioni ed intrecci tra politica ed impenditoria negli appalti Expo e sanità lombarda. La cupola, sotto interrogatorio, si divide tra silenzi tombali e “parziali ammissioni”. Come quella dell’imprenditore Enrico Maltauro: «Bisogna pagare i mediatori, il sistema è questo». E’ il racconto del vicentino davanti al gip che mette luce sui legami tra impresa e politica. Parole convalidate dalle intercettazioni ora in mano agli inquirenti. «Bisogna metterne 20 di stecche in forno per tirar fuori 10», spiegava il 24 ottobre del 2013, l’ex segretario regionale ligure dell’Udc Sergio Cattozzo parlava all’ex parlamentare Dc Gianstefano Frigerio delle richieste di presunte tangenti da portare avanti con gli imprenditori interessati agli appalti. Frigerio però nega tutto, mentre Cantozzo si avvale della facoltà di non rispondere ma “spiega” la sua figura: «Ho fatto il mediatore per le imprese edili in cerca di lavoro soprattutto nel privato. Sono un procacciatore di affari, un lobbista all’americana».

EXPO 2015
(Ansa Centrimetri)

QUELLE TANGENTI NELLE MUTANDE – L’ex dirigente Udc è stato immortalato mentre riceveva una consistente busta da mediatore. Lobbismo, direbbe lui, perché tutti questi manager pubblici vanno «coccolati come belle donne». Il sistema è spiegato dall’imprenditore Maltauro, colui che «dietro pressioni» ha pagato a Catozzo cifre non superiori «ai 200 mila l’anno». Catozzo ha ammesso di aver registrato le tangenti su alcuni biglietti, righe che giovedì scorso ha cercato di nascondere (nelle mutande) ma poi ha consegnato alla Guardia di Finanza entrata in casa per arrestarlo. Dentro c’era «la contabilità dei soldi ricevuti dall’imprenditore Enrico Maltauro». E nella cupola si discuteva come e dove pagare: «Bisogna metterne 20 di stecche in forno per tirar fuori 10», rivelava Carozzo a Frigerio in una intercettazione del 24 ottobre del 2013. I due, secondo i pm, discutevano della «attribuzione dei lavori all’impresa» di Enrico Maltauro per un appalto della Sogin. Una associazione «direttamente collegata» alla loro «opera» e al loro «intervento» dentro «gli enti pubblici».

METODO FRIGERIO – «Cinquanta prima di Natale, poi da febbraio, marzo 25 al mese», in migliaia di euro. Sarebbe questo il “metodo Frigerio“. Una rete scoperta dalla procura con 2700 contatti telefonici tra la cupola e le realtà sanitarie locali. E per capire il potere di Frigerio oggi Repubblica porta le parole di Daniela Troiano, il direttore generale dell’azienda ospedaliera di Pavia:

In passato stava a Melegnano e davanti e davanti a Frigerio, nel centro Tommaso Moro, fa un amarcord: «La prima cosa che mi ha detto quando mi sono seduta a Melegnanno è “Fai sempre quello che ti dice l’onorevole Frigerio”». E prosegue: «Me lo ricordo benissimo, sono passati quattro o cinque anni» e già ubbidiva, in base a ciò che i magistrati chiamano «genetica adesione».

Bozze di delibere inviate direttamente via mail ai politici locali. E il tutto non avveniva “gratis”…

Il tutto non è gratis. Il 20 maggio 2013 viene intercettata questa conversazione.
Frigerio: «Io e lei avevamo fatto un ragionamento su 100, poi guardanado la delibera, ho visto che la mia amica Pedrotti, in eccesso, ha fatto formula di tre anni addirittura».
Imorenditore Costa: «Sono dodici» (milioni), ammette. «Quindi sono 120», mazzetta dell’uno per cento. Frigerio la rivendica: «Dove e quando! (…) La mia agenda (…) Potrebbe essere mercoledì prossimo per esempio».

guarda il video:

(CorriereTv)

«IO NON HO MAI PRESO SOLDI» – Frigerio ha negato tutto, così come ha fatto il “compagno G” Primo Greganti. Nega anche l’ex parlamentare forzista Luigi Grillo: «Non ho mai preso soldi». Nell’interrogatorio ha ammesso di aver visto Paris una sola volta, pochi minuti alcuni giorni fa, e di esser stato in contatto con Rognoni (ex dirigente di Infrastrutture Lombarde, arrestato lo scorso 20 marzo). Grillo ha precisato di «non aver mai messo piede nel Circolo Tommaso Moro», base della cupola secondo secondo gli inquirenti. Il manager Angelo Paris ha invece ammesso di aver «fatto degli errori» ma di esser fuori dalla caupola. L’ex manager ha incluso nel fascicolo del gip la sua lettera di dimissioni da Expo, che sarà però inoltrata solo dopo autorizzazione del rilascio da parte del giudice. l’autorizzazione. «Si è dimesso perché ha sempre creduto nel progetto Expo e quindi ci tiene che vada avanti senza intralci» ha spiegato il suo legale Luca Troyer.

Il Giornale invece attacca l’appaltatore della manuntenzione degli immobili pubblici, Manuntencoop, coinvolta nella vicenda Expo:

Realtà o millanterie, sta di fatto che nelle carte dell’inchiesta milanese su Expo e non solo ci sono dozzine di nomi dell’area Pd. Non è un caso, secondo una teoria dell’ex senatore Luigi Grillo. «L’ho visto anche ieri Pier Luigi (Bersani, che ha già smentito, ndr), io tengo sempre i rapporti – dice a Giuseppe Nucci, ex ad della Sogin – lo informo degli sviluppi.

e ancora…

Ma la cupola, secondo la Procura di Milano, era «glocal». Oltre alle coperture nazionali, infatti, cercava appoggi sul territorio. Ovunque c’era una gara milionaria, c’era da muoversi. Ed è così che si arriva in Sicilia, dove la cricca sta seguendo i lavori per l’ospedale di Siracusa. Frigerio, al telefono con Cattozzo, ragiona. «Sei amico di Enrico Maltauro (uno degli imprenditori arrestati, ndr) tieni conto che stiamo seguendo per lui un ospedale a Siracusa che dobbiamo parlare con Crocetta (Rosario Crocetta, governatore siciliano, ndr) per l’autorizzazione compagnia bella ma tu sei d’accordo… mah aspetta adesso ne parlo al mio consulente poi vediamo venerdì quando viene da me glielo dirà a Enrico, mi ha chiamato Foti (Luigi Foti ex parlamentare della Dc ora ritenuto vicino al Pd, ndr) vuole la mia copertura sulla Sicilia per l’ospedale di Siracusa». Ma alla fine, erano ganci reali o solo chiacchiere? Altro che balle, a sentire Stefano Boeri. Per l’ex assessore comunale Pd di Milano, era tutto vero. «Sono stato fatto fuori dalla partita Expo dalle lobby economiche, compresa la Lega delle Cooperative. Io costituivo un ostacolo», ha spiegato in un’intervista.

Eppure Mauro Lusetti, neopresidente di Legacoop, precisa l’estraneità di Manuntencoop e Cefla: «Non abbiamo bisogno di faccendieri», ha dichiarato in una intervista su Repubblica. «Greganti – ha aggiunto – non so nemmeno chi sia, ma di certo non ha titolo per parlare di cooperazione».

IL “BUBBONE” DELLA CUPOLA – Ora il giudice per le indagini preliminari dovrà valutare se confessioni e silenzi ridimensioneranno o meno le ipotesi dei pm: «Formidabile efficienza, ramificazione, capacità di infiltrazione e condizionamento degli appalti e delle condotte dei pubblici ufficiali in capo al sodalizio criminoso e l’attuale estrema pericolosità dello stesso». Una «associazione delinquere» che condiziona in modo «illecito» appalti «rilevanti per l’economia del Paese». Tangentopoli è tornata? «Abbiamo creato le condizioni perché accadesse», spiega su Repubblica il commissario anticorruzione Raffaele Cantone, ora chiamato a vigilare su Expo. «Mi stupisco che le persone si stupiscano. Oggi non è scoppiato il bubbone è sempre stato lì, e non l’abbiamo visto. O peggio, lo abbiamo ignorato».

Share this article