Piacenza, l’arresto di Giuseppe Caruso: da quel «io so dove bussare» alla «minna da succhiare»

25/06/2019 di Enzo Boldi

L’operazione Grimilde ha messo in luce una verità che era già nota a molti: gli interessi della ‘ndrangheta – e più in generale della criminalità organizzata – si sono da anni spostate (anche) al Nord. Il loro cavallo di Troia è, come spesso capita in queste occasioni, la politica. Oggi è stato arrestato il presidente del Consiglio comunale di Piacenza, Giuseppe Caruso (Fratelli d’Italia), e in attesa che sia rinviato a giudizio, processato e in caso ritenuto colpevole, il quadro emerso dalle intercettazioni della dda dell’Emila Romagna offre un disegno dai confini netti e con fattezze amaramente note.

«Perché io ho mille amicizie, da tutte le parti, bancari, oleifici, industriali, tutto quello che vuoi – diceva Giuseppe Caruso in un’intercettazione datata 8 settembre 2015 (a testimonianza di quanto questa pista sia stata seguita per lungo tempo -. Quindi io so dove bussare. Quindi se tu mi tieni esterno ti dà vantaggio, se tu mi immischi, dopo che mi hai immischiato e mi hai bruciato, è finita».

Giuseppe Caruso e le porte a cui bussare

Il testo di questa conversazione fa emergere il ruolo di rilievo (o almeno presunto tale) del presidente del Consiglio comunale di Piacenza che si ‘vantava’ delle sue conoscenze che gli consentivano di poter andare in giro a braccia larghe. Giuseppe Caruso venne eletto a Piacenza nel 2017, quindi queste intercettazioni risalgono a un periodo antecedente rispetto al suo ruolo di presidente del Consiglio comunale.

La minna da succhiare

«Io con Salvatore gli parlo chiaro, gli dico: Salvao’, non la dobbiamo affogare sta azienda, dobbiamo cercare di pigliare la minna e succhiare o no?», così si esprimeva Giuseppe Caruso al fratello Albino (che lui finito agli arresti) in un’altra intercettazione che risale al 2015.  Tutto ciò, unito ad altri capi d’accusa, è stato catturato dagli investigatori coordinati dalla Dda di Bologna. Per questo motivo il Gip Alberto Ziroldi ha disposto la misura cautelate. Le indagini hanno illustrato «in modo assolutamente genuino quale fosse il reale intento e scopo dell’organizzazione criminale nell’aiutare la società Riso Roncaia Spa». In un altro passaggio dell’ordinanza, il giudice sottolinea come i fratelli Caruso abbiano fornito «in più occasioni la confessione stragiudiziale della loro appartenenza al sodalizio criminoso, comportandosi di conseguenza».

 

(foto di copertina: ANSA/Consiglio comunale di Piacenza)

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