La polizia postale assicura che non ci sono in rete video di Giulia Sarti citati dalle Iene

14/03/2019 di Redazione

Non credevamo di poter giungere al punto di dover diffondere una dichiarazione della polizia postale in merito a presunti video hard finiti in rete. Quella che Paolo Mieli ha definito «la frenesia dei giornalisti» sulla divulgazione di materiali privati della deputata Giulia Sarti è stata alimentata da un servizio de Le Iene che, intervistando l’ex compagno Andrea Bogdan Tibusche, hanno fatto capire che esistono prove di presunti video intimi della deputata del Movimento 5 Stelle.

Le direttive della polizia postale sul caso di Giulia Sarti

La polizia postale ha confermato che, in base agli accertamenti fatti, non sono stati rilevati video del genere in rete. Una circostanza su cui non avevamo alcun dubbio. Eppure, in seguito al servizio di Filippo Roma, è partita una caccia frenetica – appunto – alla ricerca di questi presunti video. Addirittura ne sono stati creati di falsi, attribuiti in maniera del tutto irresponsabile a Giulia Sarti. Vale la pena, pertanto, ricordarlo citando anche il comunicato della polizia postale: si tratta di comportamenti penalmente perseguibili, messi in pratica da persone senza scrupoli che non hanno idea delle conseguenze che video del genere potrebbero avere sulla stessa Giulia Sarti.

La segnalazione della polizia postale sul caso Giulia Sarti

Circolano invece delle foto della deputata risalenti al 2013. Se ne è parlato tanto, purtroppo, anche nei salotti televisivi, dando ancora maggior pubblicità alla questione. Quelle fotografie, lo ricordiamo, sono il frutto di un ricatto subito dalla stessa Giulia Sarti, per il quale la deputata M5S contattò Andrea Bogdan Tibusche, chiamato – da esperto informatico – a rimuoverle dal web. Successivamente alla guerra delle carte bollate tra Sarti e Tibusche, quelle foto sono nuovamente apparse. Ma anche la loro diffusione – attraverso le chat di WhatsApp (anche questa circostanza è stata confermata dalla polizia postale) – configura un possibile reato.

L’invito, ovviamente, è quello di non contribuire a questa vera e propria carneficina da tastiera. La vicenda personale della deputata Giulia Sarti meriterebbe un rispettoso silenzio.

FOTO: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

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