Per il giudice le minacce di Spada a Federica Angeli sono molto più gravi
15/05/2018 di Redazione
Violenza privata. Per il giudice monocratico di Roma le minacce rivolte da Armando Spada alla giornalista Federica Angeli il 23 maggio del 2013 ad Ostia rientrano in questo caso, più grave rispetto al capo di imputazione rivolto nel processo per minacce, che si è tenuto oggi nella Capitale.
Il giudice ha ravvisato un fatto più grave della minaccia e ha rinviato atti al pm per contestare tentata violenza privata a Spada. Niente sentenza dunque.
Bene.
Se non fosse che ora mi tocca riaffrontare da capo processo. Ma ce la metterò tutta. Di nuovo.#amanodisarmata https://t.co/UJbRgOu1w1— Federica Angeli (@FedeAngeli) 15 maggio 2018
Il magistrato ha disposto la restituzione degli atti all’ufficio del pubblico ministero per la riformulazione delle nuova imputazione. Il processo, di fatto, ricomincia da zero. Per i giudici l’espressione “mo te sparo in testa” che Spada pronunciò nei confronti della cronista di Repubblica non può essere considerata una semplice minaccia ma era aggravata dall’obiettivo di indurre la cronista a cancellare le riprese che Angeli aveva fatto con due operatori nel corso di una inchiesta sugli stabilimenti balneari di Ostia.
Inizia così un nuovo percorso rispetto a quello tenuto oggi e che doveva chiudersi al tribunale monocratico. Rimane fissata al prossimo 20 giungo l’udienza del procedimento-stralcio a carico di Paolo Riccardo Papagni, titolare di uno stabilimento, anche lui accusato di tentata violenza privata, per aver detto alla giornalista, qualche giorno dopo gli avvertimenti di Spada, di “non fare cazzate, perché chi sbaglia prima o poi la paga“.
(Foto: ANSA / ANGELO CARCONI)