Giorno della Memoria: il dovere di ricordare l’abisso

“La notte era completamente passata. La stella del mattino brillava in cielo. Anche io ero divenuto del tutto un altro uomo. Lo studente del Talmùd, il ragazzo che ero si erano consumati nelle fiamme. Restava solo una sembianza. Una fiamma nera si era introdotta nella mia anima e l’aveva divorata”.

La voce narrante è quella di un ragazzino che sarebbe diventato uno dei testimoni chiave della più grande tragedia del Novecento. Una tragedia che il il 27 gennaio di ogni anno viene ricordata. Lo chiamano “Giorno della Memoria”, una data scelta non a caso. Quel giorno di 75 anni fa le truppe dell’armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz rivelando al mondo l’orrore narrato magistralmente dalle pagine de “La notte” di Elie Wiesel, uno tra i romanzi essenziali per comprendere l’abisso. Non solo la storia di una deportazione nel campo di concentramento più tristemente famoso dell’intera Shoah, ma quella di una coscienza che scopre di essere nient’altro che un corpo freddoloso e sanguinante, una pancia vuota. Un corpo che dopo ogni esecuzione descrive meccanicamente il pasto consumato, come se nulla significasse più qualcosa. Uno scenario che contrappone figli contro padri, Kapò (ebrei) contro ebrei, forti contro deboli, in cui l’unico motore dell’azione umana è la necessità, la risposta (sempre) condizionata a stimoli esterni ed interni. Perché i campi di concentramento furono qualcosa di (se possibile) ancora più orrendo di privazioni e violenze, esecuzioni sommarie e forni crematori.

“I lager sono i laboratori dove si sperimenta la trasformazione della natura umana” affermava Annah Arendt. Un esperimento destinato a espandersi su scala globale. Le vittime dei campi di concentramento nazisti sono, per la grande filosofa tedesca, i sudditi ideali dei totalitarismi perché del tutto isolati e privi di volontà. Il posto dove gli individui, per bisogno o per terrore, si trasformano in semplici “fasci di reazioni”. Dove non c’è più nessun filtro tra lo stimolo e la risposta, l’ordine e l’obbedienza. Il sogno di ogni regime.

“C’e’ Auschwitz, dunque non può esserci Dio. Non trovo una soluzione al dilemma. La cerco, ma non la trovo” amava ripetere Primo Levi, forse il massimo cantore e testimone del male assoluto che fu la Shoah. L’Olocausto segna una ferma linea di demarcazione nella storia. La memoria diventa così un dovere da rinnovare continuamente. Con ogni mezzo.

Le iniziative in Italia da Nord a Sud

 

Tante le iniziative in tutta Italia. A Milano, negli aeroporti di Linate (gate imbarco) e Malpensa (atrio della stazione ferroviaria Terminal 1) è visitabile una mostra con opere di 20 artisti dal titolo “Art in the Holocaust, Arte nella Shoah“. La mostra sarà visibile fino al 7 febbraio.

Moltissime (oltre 170) le iniziative in programma a Roma (qui l’elenco ): . Il 29 gennaio, alle 10.30 si terrà nella Capitale, presso la Casa della Memoria, l’incontro “Discriminazione, persecuzione e sterminio degli omosessuali”, a cura dell’Anpi, per scoprire un altro aspetto, troppo spesso dimenticato, della barbarie nazista.

“Sotto il segno di una nuova stella: la Brigata ebraica e l’Aliyah Bet (1944-1948)” è invece il titolo della mostra organizzata dal Museo ebraico di Bologna aperta fino al 5 aprile . Un’occasione per conoscere le vicende di un gruppo di uomini che, arruolatisi volontariamente nell’esercito britannico, sono diventati poi una parte attiva alla Resistenza italiana, contribuendo così al riscatto di un’intera comunità.

Altro appuntamento interessante quello di Venezia, dove tiene banco la mostra “Stolen memory” che raccoglie circa tremila oggetti custoditi nell’archivio di Arolsen in Germania e appartenuti agli ebrei deportati nei lager: sarà aperta fino al 7 febbraio.

Fino al 9 febbraio è possibile visionare anche la mostra “1938-1945. La persecuzione degli Ebrei in Italia. Documenti per una storia” a Lecce. Una serie di importanti testimonianze per ripercorrere la storia degli ebrei italiani dall’emanazione delle leggi antiebraiche e dalla propaganda di regime fino all’internamento, ai rastrellamenti e infine alle deportazioni.

A Firenze, invece, è stata organizzata una settimana straordinaria di visite (da sabato 25 gennaio a sabato 1 febbraio) al Memoriale italiano di Auschwitz, un’iniziativa indirizzata agli studenti, ma anche agli adulti: l’ingresso è gratuito su prenotazione.

A Genova, infine, domenica 2 febbraio nella Sala del Maggior Consiglio andrà in scena il concerto “Messia e Rivoluzione” a cura del Centro Culturale Primo Levi, un viaggio alla riscoperta delle grandi canzoni yiddish del Bund e della Rivoluzione russa, vere e proprie perle della musica ebraica ed europea, in senso ampio. Ad accompagnare il viaggio musicale, riflessioni del Talmud, di Franz Kafka e Martin Buber.

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