I no-vax parlano di dittatura sanitaria e poi aggrediscono i giornalisti
Il giornalista di Fanpage Saverio Tommasi è stato violentemente aggredito a Firenze dai no-vax, in occasione delle manifestazioni indette contro il green pass e i vaccini
26/07/2021 di Giorgia Giangrande
I no-vax parlano tanto di dittatura sanitaria in riferimento al possibile obbligo vaccinale; al necessario possesso del green pass per accedere ai locali al chiuso; a tutte le misure restrittive per prevenire il contagio da Covid-19. I no-vax si innalzano spesso a conoscitori di verità assolute, ma ne escludono molte. Tra queste, il fatto che uno dei principali atteggiamenti dittatoriali è quello di utilizzare violenza verso terzi immotivatamente. Proprio ciò che hanno fatto loro a Firenze nei giorni passati, dove il giornalista Saverio Tommasi è stato violentemente aggredito dai no-vax.
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Giornalista aggredito per la seconda volta
Saverio Tommasi era stato già aggredito nell’ottobre 2020 mentre cercava di svolgere il suo mestiere, quello del giornalista. Si trovava a Roma a Piazza San Giovanni con la sua troupe per documentare la manifestazione dei no-mask, quando alcuni presenti hanno cominciato ad offenderlo pesantemente e a colpirlo con ogni mezzo loro disponibile. Perché torniamo a parlarne oggi? Perché per la seconda volta Saverio Tommasi è stato picchiato e offeso in molteplici modi nel giro di pochi mesi, questa volta a Firenze durante le manifestazioni del 24 luglio e ne parliamo perché i comportamenti violenti da lui subiti non sono altro che l’evoluzione di quanto accaduto ad ottobre, con la sola differenza che adesso i manifestanti si chiamano no-vax o no-green pass. La sostanza non cambia, poiché tutti accomunati dal definire «dittatura sanitaria» la forma di Governo al momento in atto.
Ma non sarà un atteggiamento dittatoriale impedire ad un comune cittadino di svolgere il suo mestiere, se questo non lede gli spazi e la sensibilità altrui? Non è forse il caso di definire proibitivo il modo con cui i manifestanti di Firenze hanno scelto arbitrariamente (e, torniamo a ripetere: violentemente) di mettere a tacere un giornalista? Adesso forse è il caso di domandarsi dove finisca il loro diritto di manifestare e inizi quello dei mass-media di documentare.
Le parole di Saverio Tommasi
Come segnala FirenzeToday, è il giornalista stesso a riportare in un post Instagram quando accaduto durante le manifestazioni del 24 luglio a Piazza della Signoria e a Fortezza da Basso.
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Tommasi, senza titubanza, racconta come non si sia trattato solamente «di qualche agitato, che può trovarsi in (quasi) tutte le manifestazioni di piazza», bensì di tanti manifestanti «violenti, disorganizzati ma – so che il termine è forte – cattivi». Poi, passa a raccontare quali sono stati i gesti subiti: «i colpi da dietro, l’acqua tirata sulla schiena, un pezzo di telecamera fatto volare, lo sportelletto chiuso con violenza per due volte, le spallate, i vaffan*ulo, i terrorista gridati, le pedate alle gambe, c’è stato tutto, ed è andato avanti per ore. Ripeto: ORE, salvo le parentesi temporali quando riuscivo a cambiare postazione senza essere seguito».
Per descrivere quanto il tutto sia ben lontano da una corretta espressione di senso civico e ben vicino invece al peggior modo di far valere la propria idea, ci serviamo di un episodio vissuto da Saverio Tommasi e riportato sempre nel suo post. Il giornalista racconta di un bambino, impaurito dalle parole e dal comportamento offensivo del padre, che ha dovuto trovare riparo nelle sue parole «siamo amici, il tuo babbo sta scherzando». Ecco, forse i tanto accaniti no-mask, no-vax, no-green passs, dovrebbero imparare a riordinare le proprie priorità e a sostituire la negazione «no» con un bel «sì»: sì-educazione, sì-rispetto, sì-lasciare che un giornalista faccia il proprio lavoro.