Quali sono i giornali che sono già entrati in simbiosi con OpenAI

Molte testate internazionali hanno stretto accordi con l'azienda di Sam Altman negli scorsi mesi

22/08/2024 di Enzo Boldi

L’ultimo, solo in ordine temporale, è stato il grande gruppo editoriale Condé Nast. In futuro, anche nel più imminente, potrebbero essere molti altri. Nonostante le perplessità attorno allo sviluppo di sistemi, strumenti e modelli di linguaggio basati sull’intelligenza artificiale, il mondo dell’informazione si sta lentamente – ma neanche troppo – piegando alle dinamiche commerciali che vedono nell’AI un passaggio necessario per la sopravvivenza del settore. Non è un caso, infatti, che molti giornali abbiano chiuso accordi con OpenAI nel corso delle ultime settimane.

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Alcune intese sono state siglate da tempo e la “collaborazione/partnership” tra molte delle testate (anche molto famose e diffuse) e le aziende che sviluppano sistemi AI. Al netto dil alcuni editori che stanno proseguendo la loro battaglia contro OpenAI per violazione del copyright (come il The New York Times), molti altri grandi gruppi si sono seduti intorno a un tavolo per trovare accordi commerciali. Di quelli già attivi, non si conosce il quantitativo economico corrisposto alle testate (con l’eccezione del gruppo Axel Springer, per cui si parla di svariate decine di milioni di euro).

Giornali-OpenAI, quali testate hanno sancito accordi

Con l’accordo tra OpenAI e Condé Nast, si allarga a macchia d’olio il numero delle testate che – oramai – sono entrate in simbiosi con l’azienda di Sam Altman. La casa editrice statunitense, infatti, è proprietaria di moltissimi giornali e riviste: da Wired a Vogue, passando per The New Yorker e arrivando fino a Vanity Fair e GQ.

Grandi nomi dell’informazione internazionale che si vanno ad aggiungere agli altri che fanno già parte di intese siglate nel corso degli scorsi mesi. Basti pensare alla potenza mediatica del gruppo tedesco Axel Springer che nel suo portfolio vede nomi come Bild, Welt, Politico e Business Insider.

Questo accadeva alla fine dello scorso anno, mentre nel mese di maggio è arrivata l’ufficialità dell’accordo che – attualmente – pare essere il più importante: quello siglato sempre da OpenAI con News Corp, il gruppo editoriale proprietario – tra le altre – del The Wall Street Journal, New York Post, The Times, The Sunday Times e The Sun, The Daily Telegraph e del Herald Sun. Nomi di spicco dell’informazione internazionale a cui si aggiungono i francesi di Le Monde e gli spagnoli di Prisa Media (che controllano El País, Cinco Días, As ed El Huffpos). E in Italia? Per il momento si è mosso poco, con la sola eccezione (ma si tratta di una grande eccezione) del Gruppo RCS che ha siglato – nel luglio scorso – un accordo con OpenAI per la creazione di un assistente AI dedicato all’app l’Economia. Un piccolo passo che tiene spalancato un portone.

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