Giada Borgato ci spiega cosa significa essere la prima donna a fare il commento tecnico per la Rai al Giro

L'intervista con l'ex ciclista che, da sabato 8 maggio, sarà in cabina di commento con Francesco Pancani e Fabio Genovesi

06/05/2021 di Gianmichele Laino

La prima frase che Giada Borgato pronuncerà sabato 8 maggio, alla partenza del Giro d’Italia, sarà a suo modo storica per la Rai. L’ex ciclista classe ’89, infatti, sarà la prima donna a fare il commento tecnico della corsa rosa. Ma lei, a quella prima frase, non ha ancora pensato: «Una domanda da un milione di euro – ci dice sorridendo -. Andrò a ruota, come amiamo dire in gergo. Sarà sicuramente un saluto a tutti gli appassionati, ma sarà anche il mio modo di rompere il ghiaccio».

LEGGI ANCHE > La lunga volata di Davide Martinelli, il ciclista professionista che consegna farmaci nella sua Lodetto

Giada Borgato, l’intervista a Giornalettismo

La scelta di Giada Borgato come guida tecnica per questo Giro d’Italia 2021 (affiancherà il giornalista Francesco Pancani e lo scrittore Fabio Genovesi) non è una scelta banale, nemmeno scontata. Nonostante la sua giovane età, ha un bagaglio d’esperienza notevole in telecronaca. In questa prima parte di stagione, in tandem con Stefano Rizzato, ha saputo raccontare in profondità le corse del ciclismo femminile che la Rai ha scelto di trasmettere in diretta, ottenendo risultati significativi in termini di share. «I numeri del ciclismo femminile – spiega – sono sempre merito delle ragazze che corrono e che fanno un ciclismo altamente spettacolare. Le ragazze non fanno mai gare banali, sono belle da vedere, entusiasmanti».

Ma, al di là di questo, la scelta sembra ben mirata perché Giada Borgato è scesa dalla sella in tempi relativamente recenti. Ha quindi un contatto molto più diretto con quello che significa correre in bicicletta oggi, a livello agonistico: «Con questo sport che cambia così velocemente – ci dice -, è chiaro che uno che ha smesso da poco ha una visione più ravvicinata sul ciclismo moderno. È bello che ci siano persone che hanno corso diversi anni fa e che portano la loro esperienza anche raccontando le corse di oggi. Penso a Davide Cassani, che tra l’altro è ct della nazionale e che ha una profonda conoscenza di quello che è il ciclismo oggi. Certo, io ho la fortuna di avere tanti amici che oggi sono ancora competitivi in gruppo. Penso a Elia Viviani e a Giacomo Nizzolo che sono miei coetanei e che sono cresciuti correndo con me nelle categorie giovanili. Il mio compagno (Eros Capecchi, ndr) è un ciclista professionista, conosco i suoi colleghi: sarà sicuramente un vantaggio per me».

«Il ciclismo femminile e quello maschile non sono due rette parallele che non si incrociano»

I giorni che hanno segnato l’avvicinamento alla corsa rosa, sono stati intensi e ricchi di interviste. Giada Borgato ha avuto modo di esprimersi anche sulle caratteristiche del ciclismo in Italia e su questo suo focus un po’ maschilista. Ci ha spiegato il suo punto di vista: «Trovarsi con un commento nel maschile fatto da una donna può essere preso in maniera negativo da qualcuno, non soltanto tra gli addetti ai lavori, ma anche da parte del pubblico – afferma -. È questo ciò che intendo quando dico che il ciclismo è un ambiente maschilista. Ma sarà un’occasione per far capire alle persone che una donna ne sa tanto quanto un uomo e che, in futuro, sarà bello seguire il ciclismo femminile, far capire che, con il ciclismo maschile, non si tratta di due rette parallele che procedono ognuna per conto suo senza mai incrociarsi».

Nonostante ciò, non sarà questa la cifra stilistica del commento tecnico di Giada Borgato, che sa come dosare le informazioni di corsa  sa toccare gli aspetti più interessanti della competizione: «In questa occasione dobbiamo parlare di Giro d’Italia maschile e non potrò fare troppe parentesi sul ciclismo femminile, altrimenti sarei fuori tema – conclude -. Anche quando commento il ciclismo femminile, del resto, non mi piace fare i paragoni con il ciclismo maschile. Certo, provengo dall’ambiente del ciclismo femminile e metterò a disposizione le mie conoscenze che sono nate lì. Poi ci saranno sicuramente due tappe in cui citerò il ciclismo femminile, perché in quelle circostanze le donne arriveranno a correre prima degli uomini su quelle specifiche strade. Ma ci sarà spazio in telecronaca per questo». Una telecronaca che si annuncia moderna, più che in passato. E che offrirà una occasione in più per rendere ancora più internazionale il racconto del ciclismo in casa nostra.

Share this article