Caso Genovese: c’è un’indagine aperta anche a Ibiza?

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L'indiscrezione sul caso

Gira e rigira le strade che portano agli “Animal Party” di Alberto Genovese si dividono sempre tra Milano e Ibiza. Ritorniamo a raccontare o proviamo a ricostruire la storia dell’imprenditore, il genio, il visionario (come lo definisce “Il Sole 24 ore”) o meglio, rimaniamo ai fatti concreti e definiamolo così: il detenuto con forte dipendenza da diversi tipi di droghe, oggi in carcere per reati che il giornalista Carmelo Abate ha definito, a “Live non è la D’urso”, reati degni di un “Pezzo di merda”.



La vita di Genovese, lo ammettiamo, va percepita come un “Segreto” custodito in un castello o cartello (che fa molto Narcos, la serie, ndr), dove intorno ci sono emissari, pierre, ex dipendenti, fedelissimi, avvocati, che fanno di tutto per innalzarsi a protettori del segreto. Ma noi non ci fermiamo e salendo sulla Ferrari con il logo “Sentimento”, quella che aveva Genovese, accendiamo la macchina del tempo e ripartiamo proprio da questa estate.

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Estate Covid

Per tutti è stata la vacanza nell’era del Covid. Chi scrive aveva prenotato le sue vacanze a Formentera, ma i troppi casi esplosi in Spagna, mi hanno fatto cambiare idea. Inoltre proprio alle Baleari mi giungevano voci che era quasi impossibile pensare alla parola vacanza. Ristoranti chiusi all’una, niente discoteche, economia in ginocchio, multe come se piovesse, mascherina indossata ovunque fino a quando non mettevi i piedi in spiaggia. Insomma mentre in Italia allentavamo la presa (l’ho fatto anche io, sbagliando, ndr) in Spagna, alle Baleari, chiudevano il cerchio andando contro i loro stessi interessi economici legati al turismo.

Inoltre, una persona fidata mi racconta che l’ex calciatore del Milan, l’attaccante Niang, avesse fatto un party nella sua villa a Ibiza, ma la Guardia Civil / Polizia locale, per evitare questa tipologia di assembramento, aveva comprato un numero spropositato di droni per sorvolare la “Isla” e individuare gli evasori, i festaioli che ballavano nelle ville immerse nei boschi della “Isla” con multe salatissime e foglio di via. E poi, ammettiamolo, questa era l’estate del “Made in Italy”, perché dare soldi e turismo ad altri Paesi?



Genovese from Ibiza

Alberto Genovese invece non ha fatto questo ragionamento. Ha prenotato le sue dimore e via. Le cose però si mettono subito male.  La prima villa la prende a Roca Lisa, ma dopo esattamente due giorni di festa, il proprietario “caccia il genio Genovese”, insieme con tutta la sua comitiva. Succede che alle 4.00 del mattino improvvisamente va via la luce. Le nostre fonti dalla Isla ci dicono che i vicini avevano implorato il proprietario di casa di far cessare quel caos. Festa interrotta per 48 ore.

In ogni caso Genovese si trova senza casa, per davvero, e dopo “sole” 48 ore di feste: fuori dalle balle. Successivamente arriva Villa Lolita e ancora feste, ancora ospiti, ancora party uno via l’altro. Con il suo jet privato viaggiavano solo gli amici fidati. Per tutti gli altri o le altre sganciava denaro, strisciando la sua amata carta e pagava i biglietti aerei (abbiamo chat su chat che documentano quanto stiamo raccontando). Genovese era fidanzato con Sarah, ma questi sono dettagli.

Ripetiamo un concetto chiaro: le feste alle Baleari erano vietate. Genovese avrebbe mai potuto scegliere una vacanza relax? Tra il suono degli uccellini al mattino, sport, sane colazioni e progettualità da visionario? Assolutamente no.

Giornalettismo sta lavorando a lungo per ricostruire la strana estate di Genovese che era già: “Genovese versione fattanza” come lui stesso ha ammesso. Però non possiamo dar retta alle voci, ai rumors (terribili, se fossero veri, ndr) perché questa è cronaca giudiziaria, cronaca nera. Quindi fermiamoci su quelli che sono i fatti.

Il primo “fattaccio” avviene nella notte tra il 10 e l’11 di luglio. Quella sera altro giro, altra festa. Una ragazza M.V. intorno alle sette del mattino proprio dell’11 luglio avrebbe lasciato la villa in condizioni non “buone”. Sarà vero? La stessa ragazza sarebbe corsa in ospedale perché non “stava bene”. Che cosa è successo quella sera, o meglio quella mattina? Che cosa aveva quella ragazza che lamentava dolori?

Tutto tace fino alle 9.00 del mattino del 23 luglio quando la “Guardia Civil” fa irruzione in casa Genovese. Sono le nove del mattino e, in divisa, gli uomini che proteggono Ibiza, si fanno trovare al cancello di Villa Lolita, per identificare quante più persone possibili. Si parla di scene da film. Chi correva per boschi, chi rifugiato nelle stanze. Insomma quella mattina la paura aveva vinto su tutto. E sappiamo che questi fatti non possono essere smentiti. Ma come mai la Guardia Civil ha fatto il controllo? Come mai ha identificato i presenti? I fatti relativi a M.V. sono collegati con i tredici giorni trascorsi e il successivo agguato? O è solo una pura casualità?

La Guardia Civil e Genovese a Ibiza

Insomma perché la guardia Civil era lì? Di certo possiamo dire o agevolare anche chi sta seguendo le indagini in Italia, con queste nuove informazioni, che tra il 10 luglio e il 23 luglio scorso a “Villa Lolita” le acque non erano calme. Di certo possiamo affermare con assoluta certezza che le persone che si trovavano a casa di Genovese, quella mattina, sono state “IDENTIFICATE”.

I documenti di quel “controllo”, risiedono nei cassetti della centrale della Guardia Civil / Polizia locale. Chi c’era, chi leggerà questo articolo, sa benissimo di che cosa stiamo parlando. Che diavolo è successo nella casa del “Diablo?”. Dopo il controllo, come per magia, il castello ha innalzato le sue sentinelle e il silenzio ha nuovamente coperto il “segreto”.

Il segreto, uno dei tanti, legati al caso Genovese. Con questo articolo avvertiamo chiunque stesse seguendo la vicenda con interesse che la storia di Genovese non si ferma a Milano, nella piscina di “Terrazza Sentimento”. Ma anche in quel di Ibiza e Formentera (ma ne parleremo successivamente); forse c’è da indagare, forse ci saranno nuove risposte, nuove inchieste, speriamo sinceramente non nuove vittime.