A parole, la sanità italiana ha come obiettivo primario la cybersecurity
Lo studio - a livello globale - del Future Health Index 2022 realizzato da Philips indica questa necessità. Ma i fatti, purtroppo, dicono ben altro
18/07/2022 di Redazione
In un Paese in cui la sanità è sempre più bersaglio di fughe di dati e di attacchi hacker – nonostante il valore sempre più alto del processo di digitalizzazione -, i responsabili del settore indicano sicuramente come priorità (per un valore pari al 41%) il miglioramento della cybersecurity. Resterà solo una intenzione, una ambizione, una tendenza, oppure – rispetto a questa necessità – si evidenzieranno anche delle risposte pratiche? Di fatto, c’è una consapevolezza: il Future Health Index 2022 è uno degli studi a livello mondiale più importante per quanto riguarda il rapporto sul futuro del settore sanitario in 15 Paesi, Italia compresa. I ricercatori di Philips hanno messo insieme le risposte offerte dai manager della sanità italiana e hanno evidenziato come, da parte loro, ci sia una sempre maggiore richiesta di sicurezza. Un bisogno, alla luce degli attacchi hacker che hanno sempre visto la sanità italiana come uno dei bersagli più facili e che solo nell’ultimo anno hanno trovato anche una vasta eco mediatica, vista la loro portata e visto il periodo pandemico che stiamo attraversando.
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Future Health Index 2022, le principali necessità della sanità italiana in termini di digitalizzazione
In Europa, una richiesta prioritaria sulla cybersecurity arriva a toccare il valore del 21%, nel resto del mondo – in media – è del 20%. Ma allora perché nel nostro Paese il valore è decisamente più alto? Sicuramente hanno inciso il grande attacco hacker alla Regione Lazio dello scorso anno, ma anche quelli a diverse asl territoriali (importante la fuga di dati dall’Ausl Euganea, l’attacco all’Asst Fatebenefratelli Sacco di Milano, quello alla sanità regionale siciliana e tanti altri esempi simili a questi). C’è una percezione di un sistema che, dal punto di vista delle difese di sicurezza nel settore sanitario, sembra essere scoperto. Percezione rafforzata anche dall’occhio di riguardo – al momento, soltanto negli avvisi e negli alert, non in una concreta azione di difesa tangibile – che l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale ha avuto, in questo periodo in cui si minacciava la guerra ibrida a causa dell’invasione russa dell’Ucraina – proprio verso il settore sanitario, costantemente monitorato per possibili attacchi hacker violenti collegati alla crisi internazionale.
Oltre alla cybersicurezza, sono gli investimenti che ci fanno capire quanto i manager della sanità pensino che il loro settore sia bisognoso di infrastrutture digitali: le priorità sono quella del fascicolo sanitario elettronico (55%) e della telemedicina (45%), mentre per il 67% dei leader italiani della sanità l’IA è già al primo posto. Parziali risposte a tutto questo potranno essere date dall’attuazione – nel caso in cui si superassero le crisi di governo che ci stanno paralizzando in questi giorni – del Pnrr nell’ambito della digitalizzazione italiana (il ministro Vittorio Colao ha parlato apertamente di questi aspetti nei piani di attuazione rispetto a quanto previsto dal MITD).