Jessica, al funerale la mamma se la prende con l’ex fidanzato: «Devi morire, pezzo di m***a»

25/02/2018 di Redazione

Il funerale di Jessica Valentina Faoro diventa l’ennesimo atto d’accusa nei confronti della solitudine che ha portato questa ragazza di diciannove anni a incontrare la morte. Ad ucciderla è stato il tranviere Alessandro Garlaschi, presso cui sbrigava alcuni lavori domestici in cambio di ospitalità. Ma Jessica si trovava lì perché ha dovuto lottare contro i fantasmi di un passato che si sono mostrati, tutti, nella chiesa di San Protaso a Milano, al momento dell’ultimo saluto.

LEGGI ANCHE > Omicidio Jessica, davvero la moglie dell’assassino non era in casa quella notte?

FUNERALE JESSICA, IL MOMENTO DI TENSIONE

Qui c’era la madre, il padre – in disparte – e tutte le persone che la conoscevano. Compreso l’ex fidanzato Alessandro, capelli rasati sulle tempie, scortato dalla polizia penitenziaria di Busto Arsizio. L’uomo, infatti, si trova in carcere. Ha voluto lasciare un biglietto per Jessica con su scritto «Ti amo, ti ho amato e ti amerò per sempre». Ma la sua presenza in chiesa è durata poco: nel mezzo della funzione, infatti, la madre di Jessica si è scagliata contro di lui, a cui attribuisce gran parte dello smarrimento della figlia negli ultimi tempi: «Devi morire, pezzo di merda», ha gridato prima che gli agenti della penitenziaria scortassero Alessandro fuori dalla chiesa attraverso un’uscita laterale.

FUNERALE JESSICA, IL SALUTO DELLE ISTITUZIONI

L’unico momento di distensione c’è stato all’uscita della chiesa, quando il feretro è stato accolto da un lungo applauso. Tra gli omaggi a Jessica, c’è anche quello di Laura Boldrini che – nel suo biglietto – ha voluto esprimere le condoglianze alla famiglia, denunciando la solitudine della vittima. Alla cerimonia era presente anche l’assessore alle politiche sociali del comune di Milano Pierfrancesco Majorino. Ma anche tanti conoscenti, tra cui le ex compagne di scuola di Jessica.

Le attenzioni, però, si sono concentrate tutte sul suo ex fidanzato, descritto così dal sacerdote che gli fa visita quasi ogni giorno in carcere: «Era molto provato da questa vicenda, stavano insieme da anni. Avevano il progetto di una famiglia».

Share this article