No, il Green Pass non «appartiene» al Ministero dell’Economia (come sostiene Freccero) | VIDEO

L'autore televisivo, ospite in collegamento con PiazzaPulita, ha citato una (falsa) notizia molto in voga tra le chat e i discorsi di piazza di chi si sta opponendo alla certificazione verde

29/10/2021 di Enzo Boldi

Prendere “informazioni” dai social e spiattellarle al pubblico televisivo, senza verificare se quel che si sta affermando sia realtà o sia frutto di un “Grande Reset” (citazione casuale) mentale provocato da un’ebrezza polemica che sta alimentando il nostro Paese. E questo non basta, perché Carlo Freccero oltre ad aver detto cose inesatte sulla “proprietà” del Green Pass, ha anche invitato tutti gli altri a studiare. Questa è la storia di un autore televisivo – che ha anche occupato cattedre universitarie – che si presenta in collegamento con PiazzaPulita (su La7) e racconta la bufala della certificazione verde che «appartiene al Ministero delle Finanze» (e di un’altra serie di dichiarazioni complottiste a cascata).

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Per comprendere al meglio di cosa stiamo parlando, riavvolgiamo la bobina dell’ultima puntata della trasmissione condotta da Corrado Formigli e riportiamo le esatte parole pronunciate da Carlo Freccero in collegamento: «Ma lo sai che il Green Pass appartiene al Ministero della Sanità o al Ministero delle Finanze? Io so che appartiene al Ministero delle Finanze. Esattamente. Non lo sapete? E studiate un po’ allora, invece di fare sempre così i moralisti». Myrta Merlino, ospite in studio, allora chiede a Freccero il significato di tutto ciò e il professore e autore televisivo replica repentinamente: «Significa che serve a qualcos’altro. Che serve in qualche modo a controllare, tant’è vero che al Senato parlano già di far sì che dal mese di marzo che attraverso il Green Pass si possa stabilire se tu paghi le tasse oppure no. Vedi che c’è qualcosa che non va? Andiamo incontro a un sistema cinese “a punti”, dove se tu obbedisci puoi andare avanti, altrimenti vieni fatto fuori dai giochi».

Freccero e la bufala del Green Pass di proprietà del MEF

L’autore televisivo, ex direttore – tra le altre – di RaiDue e ora in pensione, da tempo è diventato uno dei punti di riferimento della propaganda No Green Pass. Le sue parole vengono riportate tra le chat Telegram, ma anche nei discorsi di piazza. Parla spesso di Cina e Grande Reset e ricollega questi suoi due pensieri alla storia della certificazione verde. Ma cosa ha detto di sbagliato? Tutto, spieghiamo il perché. La narrazione del Green Pass che «appartiene al Mef» è del tutto fuori contesto. La fonte di questa bufala è la mistificazione della realtà che parte da un dato reale: la gestione della certificazione verde in Italia è affidata a Sogei – Società Generale d’Informatica -, controllata al 100% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Senza un’analisi critica di questa notizia, allora, le parole di Freccero sembrano essere vere. Ma non è così.

Perché se Sogei – che, tra le altre cose, si occupa di tutta la macchina “informatica” e amministrativa della Pubblica Amministrazione (e per questo fa riferimento al principale Ministero di una Repubblica) – è la società che, in pratica, si occupa delle gestione dell’intero programma per la certificazione verde, non è vero che il Green Pass appartenga al Ministero dell’Economia. La risposta a questa bufala, infatti, arriva dal parere del Garante per la Protezione dei dati personali pubblicato in data 9 giugno 2021.

«Lo schema di decreto in esame ribadisce quindi in capo al Ministero della salute la titolarità del trattamento dei dati effettuato attraverso la Piattaforma nazionale-DGC realizzata, mediante l’infrastruttura del Sistema Tessera Sanitaria (di seguito Sistema TS), dalla società Sogei S.p.a., nell’ambito della vigente convenzione fra il Ministero dell’economia e delle finanze e la predetta società per la medesima infrastruttura (art. 15 dello schema di decreto in esame).
Lo schema di decreto prevede inoltre che il Ministero della salute, in qualità di titolare del trattamento dei dati, ai sensi dell’art. 28 del Regolamento, designi responsabili del trattamento il Ministero dell’economia e delle finanze e le società Sogei S.p.a. e PagoPA S.p.a. in relazione ai trattamenti effettuati ai sensi delle disposizioni in tema di certificazioni verdi (art. 15, commi 3 e 4 dello schema di decreto)».

Insomma, appare evidente come anche un’Autorità, come il Garante della privacy, avesse effettuato – già da tempo – le analisi del caso, sottolineando come il Green Pass facesse riferimento solamente al Ministero della Salute per quel che concerne la titolarità del trattamento dei dati.

Il controllo su chi paga le tasse (e altre amenità)

C’è chi sostiene – ma Freccero, in questo caso, è esente da colpe – che il collegamento tra il Green Pass e l’app Io sia solamente la conferma della “paternità” del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Peccato che, anche in questo caso, l’errore sia pacchiano: l’app Io – quella utilizzata anche per il “defunto” Cashback di Stato – è un’applicazione mobile (una vera e propria piattaforma) della Pubblica Amministrazione. Insomma, anche questa fantasiosa ricostruzione che vive e lotta online è del tutto fuori luogo.

Ma torniamo a Carlo Freccero. Il fine ultimo del suo ragionamento sul Green Pass che «appartiene al Ministero dell’Economia» è quello di sostenere una tesi molto in voga sui social: da marzo ci sarà un controllo – attraverso la certificazione verde – anche a livello fiscale. E l’autore televisivo va nello specifico: «Attraverso il Green Pass si potrà stabilire se tu paghi le tasse oppure no». Tranquillizziamo l’ex direttore di RaiDue: per verificare il corretto pagamento delle tasse e delle imposte esiste – da anni (attiva ufficialmente dal 2001, ma con precedenti analoghi nella storia dell’Italia e di tutti gli altri Paesi sparsi nel mondo) – l’Agenzia delle Entrate. Il compito di questa Agenzia fiscale è di controllare l’effettivo versamento di quanto dovuto allo Stato. Insomma, lo Stato controlla il pagamento delle nostre tasse, ma non perché esiste il Green Pass.

(foto di copertina e video: da PiazzaPulita, La7)

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