Cos’è questa storia del Franco CFA e perché il M5S la cita a sproposito parlando di immigrazione

21/01/2019 di Redazione

Da qualche giorno a questa parte, uno dei punti fermi della comunicazione del Movimento 5 Stelle a proposito di immigrazione è quello dell’attacco al colonialismo francese. Due piccioni con una fava: proporre un punto di vista (quasi) inedito sull’argomento dei migranti – confondendo un po’ le acque – e attaccare la Francia di Emmanuel Macron, manovra efficace in vista delle elezioni europee dove il populismo è chiamato a sfidare proprio il macronismo. Da qualche giorno i grillini, da Di Battista a Di Maio, parlano anche del Franco CFA.

Cos’è il Franco CFA?

Si tratta della valuta comune che unisce tutti i Paesi africani ex colonie francesi. La moneta è impiegata in Camerun, Ciad, Gabon, Guinea Equatoriale, Repubblica Centrafricana, Repubblica del Congo, Benin, Burkina Faso, Costa D’Avorio, Guinea Bissau, Mali, Niger, Senegal, Togo. In questi ultimi giorni, c’è stata una protesta a Bangui – Repubblica Centrafricana – contro il Franco CFA, messa in atto da quelli che possono essere definiti i gilet gialli dell’Africa.

Il Franco CFA è stato coniato per la prima volta nel 1945 ed è rimasto in vigore anche dopo l’indipendenza dei Paesi africani, ex colonie francesi. I sostenitori di questa misura hanno sempre affermato che questa moneta – che prima aveva un cambio fisso pari a quello del franco francese e che adesso è scambiato secondo questa equivalenza 1 euro/656 franchi CFA – contribuisce alla stabilità monetaria in questi Paesi, arrestando l’inflazione.

Inoltre, si tratta di una misura volontaria: nessuno di questi Paesi è obbligato ad adottare questa moneta, ma può uscire dall’unione della valuta nel momento e alle condizioni che più ritiene opportuni. Lo ha sottolineato anche Emmanuel Macron, che tuttavia ha utilizzato toni troppo duri (questi sì, neocoloniali) con i rappresentanti dei Paesi africani.

La propaganda M5S sul Franco CFA

Da qualche tempo, sfruttando gli slogan che circolano in Francia negli ambienti dei gilet gialli, sia Luigi Di Maio, sia Alessandro Di Battista hanno messo in correlazione l’utilizzo del Franco CFA con l’immigrazione verso l’Europa. Una battaglia che, in passato, era stata portata avanti anche da Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia. Secondo Di Maio, impegnato in un tour elettorale ad Avezzano, «il franco CFA è imposto dalla Francia alle sue ex colonie e con questa moneta indebolisce le economie di quei Paesi dai quali partono i migranti».

L’affermazione non è completamente corretta. Soltanto una minoranza dei migranti che hanno raggiunto le coste italiane provengono da Costa d’Avorio, Mali e Guinea (tre dei sedici Paesi che adottano il Franco CFA). Inoltre, tra le prime dieci nazionalità di chi richiede asilo politico, non compare nessun migrante che ha questo tipo di provenienza.

Ancora una volta un concetto e uno strumento come il franco CFA, che andrebbe approfondito e analizzato in tutti i suoi aspetti anche attraverso un’analisi critica, diventa un mezzo di propaganda populista.

FOTO: ARCHIVIO/ANSA

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