Francesco D’Uva sul caso Siri : «Se Conte non lo rimuove, non lo accettiamo»
30/04/2019 di Gaia Mellone
Durante un’intervista ai microfoni de “L’Italia s’è desta“, il capogruppo alla Camera del M5S Francesco D’Uva ha chiaramente segnato una linea sul caso Armando Siri: se non c’è una ragione valida, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte dovrà farlo dimettere, altrimenti si ritroverà contro l’intero Movimento.
Francesco D’Uva sul caso Siri : «Se Conte non lo rimuove, non lo accettiamo»
«Se Conte decidesse di non rimuovere Siri dal suo ruolo di sottosegretario, vorremmo capire il motivo. Dovrebbe essere una ragione valida» dichiara candidamente Francesco D’Uva ai microfoni della Radio Cusano Campus. Poi aggiunge: «Se si trattasse di qualcos’altro, non l’accetteremmo, perché in quel caso la vedremmo in modo molto diverso da lui». In poche parole, Francesco D’Uva ha riassunto l’ennesima frattura che si sta verificando non più solo tra i due partiti della maggioranza, dove Matteo Salvini invoca di non fare processi mediatici e Luigi Di Maio chiede a gran voce le dimissioni, ma anche nello stesso Movimento 5 Stelle. Il premier Giuseppe Conte ha infatti tenuto una linea neutrale e diplomatica fino ad ora, dicendo di voler incontrare Armando Siri prima di prendere qualsiasi decisione.
«Il caso Armando Siri è un’opportunità politica»
Ora Giuseppe Conte, oltre a trovarsi tra incudine e martello dei vicepremier, rischia di trovarsi contro anche l’intero Movimento, che continua a chiedere le dimissioni di Armando Siri. «Abbiamo chiesto che Siri si faccia da parte finché non sarà chiarita la sua posizione» ha infatti continuato Francesco D’uva parlando con i conduttori de “L’Italia s’è desta“, «Il colloquio con Conte avverrà quanto prima, a me interessa che sia risolutivo quindi se bisogna aspettare qualche giorno in più va bene purché si arrivi alla risoluzione di questo problema». Se da un lato D’Uva ribadisce di non essere «la magistratura», dall’altro sottolinea l’importanza di assumere una posizione coerente con i valori fondanti del Movimento. «Qui si tratta di opportunità politica- continua infatti il capogruppo M5S alla Camera – Se c’è il dubbio che un sottosegretario ha cercato di fare qualcosa per facilitare Arata, che a sua volta era socio di Nicastri, che a sua volta era vicino a Matteo Messina Denaro, per una questione di opportunità politica dovrebbe farsi da parte».
«Siri non può restare per paura di uno scontro con la Lega»
E se Siri a farsi da parte non ci pensa, dovrà farlo Giuseppe Conte, senza se e senza ma. Rimandare quella che D’Uva ha definito come un’opportunità politica sarebbe accettabile solo con degno motivo, ma «se il motivo fosse il timore di andare allo scontro con la Lega, io dico che noi questo governo l’abbiamo fatto con un alleato che è diverso da noi, abbiamo fatto un contratto di governo apposta». D’Uva sottolinea infatti che «è chiaro che abbiamo valori e idee diverse» rispetto al partito partner di governo, ma evidenzia che «su alcune cose dobbiamo trovare la sintesi». Ipotesi caduta del governo quindi? per ora D’Uva dice che «intanto, penserei a risolvere il problema. Mi sembra ridicolo che un governo che ha fatto così tante cose debba cadere per un sottosegretario indagato per corruzione».
«Un governo del cambiamento non deve avere ombre»
Insomma, far cadere il governo giallo-verde per il caso Siri sarebbe «veramente eccessivo» anche per Francesco D’Uva, che però non si risparmia una frecciatina. «Bisognerebbe chiedere alla Lega stessa e in particolare a Salvini perché ci stanno tenendo così tanto a questa linea» dice D’Uva, ponendosi però in una posizione più ottimista: «Io penso solo a tutte le cose positive che ha fatto questo governo in un anno. Ma un governo del cambiamento non deve avere ombre di alcun tipo, bisogna dare una risposta altrimenti si perde la fiducia degli italiani». L’ipotesi di caduta del governo è scoraggiata anche da un altro fattore, e D’Uva non ci gira intorno: « Ci dovremmo anche chiedere quale sarebbe l’alternativa a questo governo. Secondo noi, non esiste un’alternativa. Di certo non ci interessa un’alleanza col Pd». Per la serie, è meglio avere a che fare con un diavolo che conosci.
(Credits immagine di copertina: ANSA/ALESSANDRO DI MEO)