Le polemiche sulle foto ai Navigli e la prospettiva, ma ci sono diverse cose da dire

Prima di valutare la foto Navigli Repubblica occorre spiegare un paio di cose, che possano aiutare a contestualizzare meglio quanto accaduto. Innanzitutto, è bene partire da un presupposto: per quanto ci possa sembrare strano, le fotografie non sono mai oggettive. Sta nell’occhio del fotografo scegliere l’inquadratura da proporre, l’obiettivo da utilizzare, lo zoom da impiegare, la luce e le ombre. Persino la post produzione successiva può impattare su un’immagine. Ora, si stanno allargando le critiche al quotidiano La Repubblica per l’immagine degli assembramenti sui Navigli nel tardo pomeriggio – la classica ora dell’aperitivo – del 7 maggio. Ha sbagliato Repubblica? Oppure qualcuno sta facendo polemica per il semplice gusto di attaccare l’informazione in Italia? Proviamo a fare chiarezza.

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Foto Navigli Repubblica: la polemica

Innanzitutto, la foto di Repubblica non era ‘solo’ una foto. Era anche un video che è stato pubblicato nella serata del 7 maggio sul sito del giornale. Nel video non si vede soltanto l’inquadratura discussa (quella che ‘schiaccia’ troppo i tre ponti che si vedono nell’immagine e che dà idea che ci sia molta più gente ammassata), ma anche altri scorci dei Navigli. Non a caso, anche Giornalettismo ha dato la notizia nella serata di ieri, ma ha scelto un’altra fotografia da mettere in copertina, sempre desunta dal video di Repubblica e sempre afferente alla giornata del 7 maggio, ovvero questa:

folla Navigli
Screenshot dal video pubblicato su Repubblica

Foto Navigli Repubblica, cosa va detto per completezza prima di attaccare il giornale

Ok, la fotografia incriminata – quella che Repubblica ha scelto per aprire il suo giornale e come anteprima del video pubblicato sul sito il 7 maggio – mostra un’immagine schiacciata: le persone presenti nell’immagine sono distribuite in uno spazio non inferiore ai 150 metri, come dimostra anche questo post che prende alcuni punti di riferimento e li ribalta da un’altra prospettiva.

Ma le altre immagini girate da Repubblica dimostrano chiaramente che gli assembramenti ci sono stati, che qualcuno ha interpretato in maniera sin troppo estensiva il concetto di ‘cibo e bevande d’asporto’, consumando il proprio acquisto nei pressi del locale e non nelle proprie abitazioni, che ci si è fermati a parlare con persone che è difficile immaginare essere tutti ‘affetti stabili’ (con una indicazione abbastanza precisa, sulla quale si è dibattuto più volte, riguardo amici e conoscenti che non possono essere inclusi in questa accezione). Inoltre, c’è un problema ancora più serio che le foto e i video di Repubblica hanno evidenziato: questi assembramenti sono avvenuti con un numero di persone molto alto in percentuale che non indossava le mascherine. Ancora una volta, ciò dimostra un comportamento sbagliato.

La mascherina è obbligatoria quando si incontrano i congiunti e gli affetti stabili. Non è obbligatoria per i bambini fino ai sei anni, per i portatori di forme di disabilità non compatibili con l’uso continuativo della mascherina e per le persone che interagiscono con loro. Non è obbligatoria durante l’attività motoria, ma è obbligatoria prima e dopo la stessa. Per il resto, vige l’ordinanza della regione Lombardia in proposito (n. 537 del 30 aprile 2020) e il suo adattamento in seguito al dpcm del 26 aprile.

La mascherina dovrebbe essere obbligatoria a maggior ragione in un contesto del genere, in cui si sono registrate diverse forme di interazione sociale. E, da questo punto di vista, non c’è prospettiva che tenga.

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