Quelli nella foto con Trump non erano i veri proprietari dei negozi distrutti a Kenosha

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Dopo che i veri proprietari del negozio devastato avevano rifiutato di incontrare il presidente, il suo staff ha chiamato l'ex padrone che ha finto davanti alle telecamere lodando Trump

I proprietari dei negozi distrutti a Kenosha nella foto con Trump in realtà non erano i veri proprietari. A rivelarlo sono gli effettivi titolari degli esercizi che sono rimasti danneggiati durante le proteste nella cittadina del Wisconsin, seguite al ferimento del 29enne afroamericano Jacob Blake da parte della polizia. Un nuovo particolare che sembra confermare come la visita di Trump nella cittadina avesse come unico obiettivo quello di riaccendere le tensioni e aizzare la paura delle proteste antirazziste in chiave elettorale.



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Chi sono quelli nella foto con Trump

A rivelare che quelli nelle foto con Trump non sono chi dicono di essere sono stati Tom Gram e Paul Willette, ovvero gli effettivi proprietari del negozio di telecamere Rode’s Camera Shop che è stato bruciato durante le proteste dei giorni scorsi. Gram e Willette hanno infatti raccontato di aver rifiutato l’invito della Casa Bianca a partecipare all’evento, che loro consideravano solo un momento di propaganda politica a favore del presidente. Per questo a quel punto lo staff di Trump ha contattato John Rode III, ovvero l’ex proprietario del negozio, che pur essendo il padrone del fondo è stato presentato come il padrone del negozio per rendere più credibili le sue lodi a Trump mentre il presidente prometteva la ricostruzione del negozio. “È bello avere qui il presidente Trump” aveva detto Rode aggiungendo che tutti ringraziavano il presidente “per aver inviato le truppe federali (chiamate in realtà dal governatore, ndr), che hanno calmato la situazione”.



Le polemiche sulla visita di Trump

La visita di Trump a Kenosha era partita sin dall’annuncio tra le polemiche, con la Casa Bianca che aveva annunciato che avrebbe parlato con la polizia locale e visitato i siti più danneggiati durante le proteste. A far discutere era stata anche la scelta di Trump di non visitare Jacob Blake, anche se si è poi saputo che la famiglia dell’uomo paralizzato a causa dei sette proiettili sparati nella schiena da un poliziotto di Kenosha aveva preteso la presenza di un avvocato all’incontro col presidente. Una condizione non accettata da Trump, che ha preferito focalizzare la sua visita nella cittadina del Wisconsin sui danni alle proprietà, sulla demonizzazione dei manifestanti e sul tentativo di trasformare le proteste contro il razzismo sistemico negli Stati Uniti in un’arma elettorale per rendere ancora più forte il sostegno della sua base elettorale. Anche a costo di inventarsi un falso proprietario che reggesse il gioco.