Virginia Raggi, dietrofront sulle monetine della fontana di Trevi: «Restano alla Caritas»

Chiudi gli occhi, esprimi un desiderio e lancia una monetina nella Fontana di Trevi. E cosi facendo, finanzi anche le opere benefiche. La tradizione del lancio degli spiccioli è al centro di accese polemiche al Campidoglio. La raccolta e gestione del milione e mezzo di euro era competenza della Caritas, ma le nuove delibere lo affidano all’Acea. La sindaca Virginia Raggi però non ci sta: «Quei soldi restano alla Caritas».

Monetine lanciate nella Fontana di Trevi, dalla Caritas all’Acea

Il tesoretto della Fontana di Trevi non è di poco peso: circa un milione e mezzo di euro ogni anno vengono lanciati dai turisti nelle acque della fontana. Quegli spiccioli fino ad oggi venivano raccolti dalla Caritas diocesana di Roma, come previsto da una convenzione istituita nel 2001, che li utilizzava per finanziare opere benefiche e progetti sociali: dalle mense per i poveri fino al finanziamento dei 145 centri di ascolto, passando per assistenza agli immigrati e ai poveri. Un tesoretto su cui Caritas fa un grande affidamento, poiché copre quasi il 15% del bilancio. Ma la raccolta ha una scadenza: il 1° aprile.  Con una memoria di giunta di ottobre 2017 è stata stabilita l’internalizzazione della gestione delle monete, ponendola in capo al Comune. Sarebbe poi il Comune ha stabilire a quali iniziativa destinare i fondi raccolti.

Il Campidoglio vorrebbe introdurre un nuovo sistema, che prevede anche l’entrata in campo di Acea, che dovrebbe gestire il recupero, conteggio e versamento degli spiccioli.  Il Comune ha chiarito che «il dispositivo interviene sull’aspetto burocratico, chi conta le monetine e in quale posta di bilancio vanno inserite. Serve a tutela del processo amministrativo, che prima era lasciato alla buona fede e alla buona volontà di chi interveniva».  Inoltre, «il ricavato della raccolta dovrà essere destinato, al netto di quanto necessario alla copertura delle spese dell’addendum contrattuale con la società Acea, in misura prevalente al finanziamento di progetti sociali e per la restante parte alla manutenzione ordinaria del patrimonio culturale». Parole da cui si discosta fermamente la sindaca Virginia Raggi: «Sono irritata, ho sempre detto che quei soldi sarebbero dovuti rimanere lì» pare abbia detto ai suoi fedelissimi.

Virginia Raggi  rassicura la Caritas e convoca una riunione

La sindaca sarebbe in pieno dietrofront. Anche se sostiene di non aver mai accettato che non sia più la Caritas a disporre del tesoretto della Fontana di Trevi. Dal Campidoglio fanno sapere che Virginia «ha deciso di seguire personalmente la vicenda», e ha infatti convocato una riunione con i dipartimenti di Cultura e Politiche sociali «per chiedere chiarimenti sul nuovo dispositivo amministrativo». L’ipotesi, perché ancora un piano operativo non c’è, è quella di far gestire la filiera all’Acea, che già si occupa della manutenzione e pulizia delle fontane monumentali. La commissione tecnica che nell’ultimo anno si è fatta carico del provvedimento vorrebbe mettere a punto dei criteri di valutazione delle proposte per il riutilizzo del denaro raccolto, per destinarlo non solo a fini caritatevoli ma anche ad opere a sostegno del patrimonio culturale. Virginia Raggi però sembra intenzionata a voler tutelare il rapporto con Caritas, complice anche l’ondata di polemiche scaturite dal messaggio condiviso dalla stessa organizzazione. La speranza è che si trovi una soluzione che non scontenta nessuno, come cantava Daniele Silvestri: «Una monetina a te / una a te / una monetina pure a te / così fanno 3»

L’appello di Caritas: «Grazie per il sostegno, noi non ci diamo per vinti»

Durante un’intervista con Radio Vaticana Italia, il direttore  di Caritas don Benoni Ambarus ha detto di aver «appreso ovviamente con una certa preoccupazione questa notizia» e di voler continuare «questa nostra azione di solidarietà». «C’è tutto il nostro desiderio – aggiunge il direttore – di continuare la collaborazione con l’amministrazione capitolina anche per la gestione delle monetine.» ha aggiunto don Benoni, «e la speranza che possiamo essere riconosciuti ancora come agenti di bene “nascosto”».

Un messaggio ripreso poi anche sui social network. «Ringraziamo tutti coloro che hanno espresso tale fiducia alla Caritas – agli oltre 5mila volontari e 300 operatori impegnati ogni giorno in 51 opere-segno (mense, ostelli, comunità alloggio, case famiglia, ambulatori medici, servizi domiciliari, centri di ascolto nelle carceri) e 145 centri di ascolto parrocchiali – e per il sostegno che continuerete a manifestare» si legge nel post pubblicato sulla pagina Facebook ufficiale di Caritas Diocesi Roma. In conclusione del messaggio, una promessa: «Da parte nostra vi assicuriamo che l’impegno per la giustizia e la dignità di coloro che soffrono continuerà più deciso che mai, forte anche delle vostre bellissime parole». 

(Credits immagine di copertina: ANSA/GIUSEPPE LAMI)

 

Share this article