Si è chiusa la finestra elettorale, ma tira comunque una brutta aria

Ci sono due date limite, una conseguente all’altra, che avrebbero dettato i temi in caso di scioglimento della legislatura. La prima, quella più importante, è il 29 settembre: si tratta della data ultima per un eventuale nuovo governo che dovesse prendersi l’onere di affrontare la stesuara di una nuova legge di bilancio. Da quest’ultima deriva la chiusura della finestra elettorale 20 luglio. Oggi, infatti, sarebbe stato l’ultimo giorno utile per sciogliere le camere.

Finestra elettorale 20 luglio, come funziona

Dopo lo scioglimento delle Camere sarebbero dovuti passare 60 giorni per le nuove elezioni, che si sarebbero svolte quindi a metà settembre. Giusto in tempo – forse – per dare mandato a un governo diverso di presentarsi il 29 settembre e di prendersi l’incarico per stilare una legge di bilancio che, a quel punto, avrebbe avuto un sacco di condizionamenti esterni. Certo, ci sarebbe sempre l’ipotesi dell’esercizio provvisorio di bilancio, ma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sempre scongiurato questa circostanza, bollandola come una dottrina di scuola prima ancora che come una concreta eventualità.

E dunque, oggi o mai più. Il governo sembra però aver superato indenne l’ultima finestra elettorale del 20 luglio, puntando a superare la pausa del mese di agosto e andando dritto verso la prossima legge di bilancio. Che sarà quella del redde rationem nei confronti delle richieste della Commissione Europea, pronta ad agitare – come già fatto in passato – lo spauracchio di una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia.

Finestra elettorale 20 luglio, quali sono le prospettive del governo

Superato lo scoglio del 20 luglio, tuttavia, l’aria nel governo resta pesante. Movimento 5 Stelle e Lega hanno ricucito l’ultimo strappo in extremis. Matteo Salvini sembra essere preoccupato dall’affare Lega-Russia, Luigi Di Maio mostra segnali di insofferenza sempre maggiori nei confronti dell’alleato di governo che, attualmente, i sondaggi danno al 37% (con il M5S al 17%, un vero e proprio ribaltamento rispetto al 4 marzo 2018). Le scaramucce continuano, Giancarlo Giorgetti sembra essere pronto a uscire dalla squadra, la Lega vorrebbe rimuovere Danilo Toninelli ed Elisabetta Trenta dai loro posti alle Infrastrutture e alla Difesa.

Il tutto, se avverrà, sarà all’interno di questa legislatura. Che arriverà – con ogni probabilità – almeno fino al 2020. Dopo meno di due anni dalle elezioni del 4 marzo 2018, quindi, si potrà andare nuovamente alle urne. Attualmente, la situazione vede il centrodestra compatto molto avanti rispetto a tutte le altre forze politiche. Ma in questa nuova politica i mesi sembrano anni. E tutto – nel giro di qualche decina di settimane – potrebbe cambiare. Sergio Mattarella ha chiuso la finestra elettorale. Ma fuori tira comunque una brutta aria.

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