Decreto sicurezza, il Senato approva con 163 sì

07/11/2018 di Redazione

È il momento della fiducia sul decreto sicurezza. Era stata attesa, era stata annunciata, era stata rinviata. Alla fine, però, il ministro dei Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro è stato costretto a metterla all’ordine del giorno già ieri. Oggi è arrivato l’atteso voto: 163 sì e 59 no.

Al Senato, quindi, il decreto sicurezza costituirà un vero e proprio banco di prova per la tenuta della maggioranza di governo. La ‘causa’ di questa decisione drastica è dovuta al gran numero di dissidenti all’interno del Movimento 5 Stelle che, nei giorni scorsi, avevano minacciato di non votare il provvedimento.

«Il governo non è assolutamente a rischio – aveva detto Salvini prima del voto in aula -, manterrà uno per uno tutto gli impegni presi con gli Italiani, punto. Con buon senso e umiltà, si risolve tutto».

Fiducia sul decreto sicurezza, l’annuncio

Il governo – dopo una riunione in consiglio dei ministri – ha approvato un maxiemendamento all’interno del quale è stato inserito l’intero decreto sicurezza. In modo tale da renderlo disponibile a una votazione di fiducia, che coincide nella prassi – cioè – con il rischio di far saltare il governo.

Lo scenario sul voto di fiducia al decreto sicurezza

Dunque, una mossa che ha i pro e i contro. Se da un lato, il voto di fiducia ha blindato di fatto il provvedimento rendendolo inemendabile, dall’altro ha rappresentato il rischio tipico dell’arma a doppio taglio nel caso di dissidenti silenziosi nel Movimento 5 Stelle. La maggioranza, in ogni caso, non è mai stata a rischio, dal momento che quelli della linea contraria al decreto – da Gregorio De Falco a Paola Nugnes – hanno annunciato la loro uscita dall’aula al momento della votazione.

Al contrario, invece, il voto di fiducia all’esecutivo ha escluso il supporto al decreto sicurezza al di fuori della cerchia della maggioranza. Alcuni senatori di Fratelli d’Italia e Forza Italia, infatti, avevano annunciato il loro voto favorevole prima della questione di fiducia. Ma l’impossibilità di votare insieme al governo in questa circostanza ha fatto venir meno l’ipotesi.

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