Cosa c’entrano le raccolte fondi online con la nuova querelle tra Codacons e Fedez

Botta e risposta tra Fedez e Codacons a suon di storie e note sulla questione dell'ennesimo esposto ricevuto dal rapper

14/07/2021 di Ilaria Roncone

Arriva l’ennesimo capitolo nella vicenda Fedez Codacons. Stavolta si parla di raccolte fondi online, nella fattispecie quella promossa da Fedez per i lavoratori dello spettacolo – fermi a causa della pandemia e tra coloro che hanno pagato il prezzo più alto – e quella per Malika Chalhy, la giovane ragazza lesbica cacciata di casa dai suoi genitori per la quale sono stati raccolti più di 100 mila euro per aiutarla a rifarsi una vita.

La lotta di oggi si è consumata tra le stories del rapper che – visibilmente alterato – mostra il documento e spiega quello che ci sarebbe scritto e la nota di risposta del Codacons, che in sostanza accusa il rapper di non aver compreso quello che c’è scritto nel documento con toni particolarmente sarcastici.

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Lo scontro Fedez Codacons sulle raccolte fondo online

Tutto inizia dalle storie sul profilo IG di Fedez, visibilmente alterato nel parlare dell’«ennesima raccomandata del Codacons». «Non ne posso più, sono perseguitato dal Codacons», esordisce Fedez, spiegando che l’associazione per i diritti dei consumatori ha intentato un’azione legale contro il rapper. Nel mirino c’è la sua raccolta fondi per i lavoratori dello spettacolo che, stando a quello che dice il cantante, sarebbe stata messa sullo stesso piano di quella fatta per la giovane Malika.

«Riescono a paragonare la nostra raccolta fondi, con cui abbiamo raccolto più di 5 milioni di euro per i lavoratori dello spettacolo, alla raccolta fondi di Malika, che coi soldi ha comprato una Mercedes», sbotta, chiarendo che la richiesta è quella di «procedere all’immediato sequestro». «Fate schifo, sono stufo di essere perseguitato da voi», conclude lo sfogo Fedez, sottolineando che ha trenta denunce pendenti da parte dell’associazione e che dovrà presentarsi trenta volte in tribunale intasando gli uffici pubblici inutilmente.

La dura replica del Codacons a Fedez

Fedez non ha capito nulla e verrà querelato per quelle storie. Questa, in sostanza, la risposta dell’associazione che ha identificato – tramite una nota – l’atto notificato al rapper come un documento «finalizzato a tutelare raccolte fondi come quella dello stesso Fedez e garantire trasparenza a chi dona». Secondo il Codacons questo provvedimento non mirerebbe a ostacolare Fedez e la sua raccolta fondi ma, al contrario, «a tutelare le raccolte fondi come quella avviata da Fedez, e a garantire trasparenza e correttezza ai donatori circa la destinazione e l’utilizzo dei soldi raccolti».

Il caso della raccolta fondi per Malika non sarebbe stato utilizzato come termine di paragone ma come «recente fatto di cronaca che ha minato la fiducia dei cittadini verso le iniziative di beneficenza, senza minimamente paragonare la raccolta di Fedez a quella della ragazza». Dopo aver ribattuto al rapper il Codacons prosegue: annuncio di «querela per diffamazione» a Fedez per le «accuse mosse dal rapper verso la nostra associazione, gli insulti, l’arroganza, le menzogne contenute nel suo video e la violenza dimostrata nei nostri confronti».

Querela che «il rapper si sarebbe potuto evitare se solo avesse letto (e compreso) l’atto che gli è stato notificato». Stoccata sarcastica finale: «In favore dell’influencer stanziamo volentieri una piccola somma per pagare un giovane docente di italiano che, da oggi, manderemo a casa di Fedez quando dovrà leggere atti da noi scritti, per essere certi che li legga e li comprenda a fondo».

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