Il «game over» di Pizzarotti rivolto al partito LegaStella dopo il ‘salva Salvini’

Federico Pizzarotti è stato il primo critico del Movimento 5 Stelle partito dall’interno del fenomeno. Eletto sindaco di Parma con i pentastellati ha immediatamente avuto contrasti con la dirigenza, che ne voleva controllare le mosse. Per questo motivo, ha deciso di uscire da quello che ormai era diventato un partito a tutti gli effetti e ha rivinto le elezioni per un secondo mandato con una lista civica.

Federico Pizzarotti commenta con un post ‘da ulcera’ il voto sulla piattaforma Rousseau

Oggi, ha ribadito tutte le sue perplessità sul Movimento che lo ha lanciato, attraverso un lungo post su Facebook, in cui ha unito il simbolo di un partito nuovo – che potremmo chiamare LegaStella – con Alberto da Giussano da un lato e le cinque stelle dall’altro. Ovviamente, non poteva mancare l’avvertenza: «Questo contenuto – scrive – genera ulcera».

Federico Pizzarotti ha voluto commentare l’esito del risultato sulla piattaforma Rousseau, chiamata a votare sull’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini. Ovviamente, Pizzarotti ha preso malissimo il voto negativo per un processo al ministro dell’Interno davanti al tribunale competente. E ha voluto ricordare tutte le metamorfosi che il Movimento ha subito negli ultimi anni, sia in quelli conclusivi della sua storia di partito d’opposizione, sia di questi primi 12 mesi (quasi) di governo.

Lo sfogo di Federico Pizzarotti dopo il salva Salvini

Federico Pizzarotti ricorda le pietre miliari del Movimento di un tempo, che sono state disattese alla prima occasione utile e spedite nel dimenticatoio: lo streaming (che ormai non viene usato da qualche tempo a questa parte), il divieto di fare alleanze con altri partiti (il governo con la Lega ne è la dimostrazione), passando per i rendiconti degli stipendi dei parlamentari, l’elezione di qualsiasi carica interna al Movimento, il vecchio divieto di fare comparsate in televisione, la rotazione dei capigruppo in Aula e così via.

Il sindaco di Parma, dal metodo, è passato ai temi bandiera del Movimento. Il no alla Tap diventato un sì, il no alla Tav che non si saprà come andrà a finire, l’uscita dall’Euro che è stata archiviata, la distanza tra Rai e partiti venuta meno con l’occupazione dei posti privilegiati di viale Mazzini in seguito alla spartizione delle cariche con la Lega, il no ai condoni (ma ce ne sono stati sia uno fiscale, sia uno edilizio nei primi sei mesi di governo), il no alle scuole private e all’acquisto degli F-35.

Alla fine, Federico Pizzarotti chiude così: «Vediamo se oltre a frasi come: ‘e allora il piedi, non saresti stato nessuno senza Grillo, sputi nel piatto dove hai mangiato’, e tante altre frasi fatte, sarete in grado di fare una serena autocritica».

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