La famiglia di De Donno sbugiarda i no-vax: «Ciò che leggiamo su web e social non lo rappresenta»
Una cugina del medico della sperimentazione con il plasma iperimmune chiede silenzio e rispetto
01/08/2021 di Gianmichele Laino
Il “martirio” di De Donno. Il complotto sulla morte di De Donno. La voglia – in manifestazioni e post su Facebook – di volerlo innalzare a vero e proprio simbolo di una certa narrazione portata avanti da no-vax, da persone contrarie al Green pass, da coloro che hanno parlato – in questi mesi – di “dittatura sanitaria”. Tutte cose che, stando alle parole della famiglia dell’ex primario mantovano che si è tolto la vita nella scorsa settimana, non erano affatto gradite e desiderate. Una cugina in rappresentanza della famiglia di De Donno – che nel 2020 ha avuto molta visibilità mediatica per la sua proposta di cure del Covid-19 con il plasma iperimmune – ha scritto un post su Facebook in cui ha messo in evidenza come tutto ciò che si legge e si scrive sul web non sia assolutamente in linea con i desiderata del medico.
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Famiglia di De Donno contraria alle strumentalizzazioni dei no-vax
Silvia Talarico, una cugina di Giuseppe De Donno, ha voluto esternare pubblicamente il proprio disappunto e quello dell’intera famiglia del medico mantovano per quanto si sta verificando in questi giorni, dopo la notizia del suicidio dello stesso De Donno.
Il titolo del post è eloquente: il silenzio è la migliore cura. Anche i tag scelti sono significativi: ci sono la moglie Laura e la figlia Martina, ad esempio, oltre ad altri componenti della ristretta cerchia familiare del dottore. L’attacco è diretto a tutti coloro che hanno strumentalizzato la morte di De Donno:
«Chi lo conosce – si legge nel post – realmente sa che nulla di ciò che in questi tristi giorni stiamo leggendo su web, social, quotidiani e striscioni appesi per la città lo rappresentano. In questo drammatico momento il silenzio sarebbe la forma più grande di rispetto e di amore per lui e tutti i suoi cari. Vi ringraziamo per tutto l’amore che viene dimostrato, ma ci sono situazioni private che non possono e non devono essere strumentalizzate».