L’invito a Salvini divide l’antimafia: da Fava a Musumeci, in tanti diserteranno la cerimonia in ricordo di Falcone

Il 23 maggio rappresenta da sempre una data emblematica per l’Italia. Il ricordo della strage di Capaci, quando (nel 1992) morirono il giudice Giovanni Falcone e gli uomini della scorta in seguito a un attentato della mafia, è sempre stato una sorta di pietra miliare del nostro Paese, in cui venivano annullate persino le differenze tra i partiti. I valori dell’antimafia, infatti, dovrebbero essere propri di ciascun uomo politico.

Ricordo di Falcone, le divisioni nell’antimafia dopo l’invito a Salvini

Invece, in questo stranissimo 2019, anche una data come questa può risultare divisiva. E a finire nel mirino – nemmeno a dirlo – c’è l’invito esteso al ministro dell’Interno Matteo Salvini per la cerimonia di commemorazione tradizionale che si svolgerà quest’oggi nell’aula bunker di Palermo. Non è tanto la presenza in sé a far discutere, quanto il fatto che la scaletta degli interventi – secondo le versioni di coloro che non parteciperanno alla cerimonia – sia stata stravolta proprio su indicazione di Roma, per permettere ai ministri che parteciperanno di parlare in diretta tv e di scavalcare in qualche modo le istituzioni locali che combattono quotidianamente la propria battaglia contro la mafia.

Non ci saranno né il presidente della commissione regionale antimafia Claudio Fava – figlio del giornalista Giuseppe Fava, assassinato dalla mafia nel 1984 -, né il presidente della regione Sicilia Nello Musumeci. «Il ministro dell’Interno – aveva detto – ha il dovere di venire a Palermo per ricordare Falcone, non vorrei però che Salvini trasformasse la sua partecipazione nell’ennesimo comizio». Nell’annunciare la sua diserzione all’evento nell’aula bunker, invece, il presidente Musumeci ha affermato: «Le polemiche sono tante, c’è troppo veleno e tutto questo non suona a rispetto della memoria del giudice Falcone e dei poveri agenti della scorta».

L’appello all’unità di Maria Falcone

Defezioni dolorose, che riguardano tutto il movimento dell’antimafia. Dopo l’annuncio della mancata partecipazione di queste due figure istituzionali, altre associazioni hanno deciso di non essere presenti all’evento. L’ultimo, disperato tentativo di un appello all’unità, arriva invece da Maria Falcone, sorella del giudice, da sempre impegnata nel portare avanti con impegno il suo ricordo: «Il 23 maggio – ha detto – si rende onore non solo a mio fratello Giovanni, a sua moglie Francesca Morvillo a Paolo Borsellino e agli eroici agenti delle scorte, ma anche a tutti gli altri uomini e donne delle istituzioni che hanno sacrificato le loro vite per tutti noi. Il mio augurio è che nessuna polemica sporchi le celebrazioni in ricordo delle stragi di Capaci e Via D’Amelio».

FOTO: ANSA/IGOR PETYX

Share this article